I tempi della giustizia
Di Lorenzo Mondo
La giustizia e i tempi infiniti
Non occorre sposare le intemerate del presidente Berlusconi contro le persecuzioni dei magistrati, per provare disagio davanti a certi episodi che riguardano il potere giudiziario e magari lo stesso dettato delle leggi. Prendiamo proprio l’ultima inchiesta sul premier, connessa ai suoi rapporti con il faccendiere Tarantini e con ragazze da alcova. Se ne è occupata in prima istanza la Procura di Napoli, che indagava sull’estorsione di cui sarebbe stato vittima. Ma ecco che gli atti vengono richiesti da Roma, dove sarebbe avvenuto il versamento di denaro del premier a Tarantini. Se così è stato, non si capisce perché Napoli non abbia avvertito quella che è stata dichiarata una sua manifesta «incompetenza». E si capisce come Berlusconi, chiamato a testimoniare, si sia negato temendo un «trappolone». Ma non è finita con il balletto delle avocazioni. Perché alla fine è stata Bari a impossessarsi del caso, con un vistoso cambio di scena: Berlusconi infatti, da parte lesa, si è scoperto indagato come corruttore. Ripeto, nessun compiacimento assolutorio per il cattivo odore che emana da una vicenda di soldi e donne facili. Ma non rappresenta uno spettacolo edificante il misto di contrattempi e trafelati interventi che emergono da questa triangolazione giudiziaria.
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