Lupo solitario
Giulio il sabotatore adesso resta da solo
Di Vittorio Maciocie
La solitudine non lo spaventa. Giulio Tremonti potrebbe sposare a pieno uno di quei slogan da peanuts, stile Linus, del tipo: «Amo l’umanità, è la gente che non sopporto». Non ha mai fatto nulla per rimarcare la sua distanza tra il suo sarcasmo e il berluscones medio. La sua maledizione è che non si è mai accontentato di essere un tecnico, ma per una sorta di masochismo la tentazione lo spinge a rotolarsi nel fango della politica. Era in Parlamento già nel ’94. Non con Berlusconi, ma con Segni. C’è stato un lungo periodo in cui con il Cavaliere ha trovato una certa sintonia. Non sono fatti per andare a cena insieme, ma hanno condiviso idee e progetti. Qualcosa si è rotto quando Tremonti ha cominciato a dire al premier e a tutti i suoi ministri: la cassaforte del governo è mia e la gestisco io.
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