La Repubblica italiana è fondata sul lavoro… o no?
Sancito dall’articolo 1 della Costituzione come pilastro della democrazia e al tempo stesso considerato un castigo nella bibbia. Il lavoro: ci salva o ci condanna? Una riflessione nuova sul significato del lavoro nelle nostre vite al centro della puntata di Io, Chiara e l’Oscuro (in onda su Radio 2), anche Tecnè porta la sua testimonianza, nel ricco parterre c’è Carlo Buttaroni nella sua veste di sociologo.
C’è chi lavoro lo fa per noia, chi se lo sceglie per professione, chi né l’uno nell’altro e cè chi lo fa per passione. Così parafrasando “Bocca di Rosa”, passiamo in rassegna gli ospiti: Giorgio il “non lavoratore per scelta”, Valentina promotrice del NEETing 1° raduno regionale di pseudolavoratori, un rappresentante del centro per l’impiego, un lavoratore esemplare con 55 anni di onorato servizio. Il tema è caldo, scatena polemiche e genera riflessioni. Lavorare davvero nobilita o la nostra essenza sarebbe più manifesta liberandosi dal fardello del “fare”. Per Carlo Buttaroni non ci sono dubbi: “Le più grandi rivoluzioni dello scorso millennio, francese, americana e russa, ci hanno liberato dalla classe di chi vive di rendita, ci hanno fatto superare la dicotomia uomo bue contro letterato. Il lavoro è garanzia di pari opportunità, rende una società meritocratica. Ci sono ancora sacche di privilegio, Giorgio e il suo stile di vita sono un cattivo esempio”. Tra scontri di pensiero e ideologie c’è anche chi il lavoro lo cerca, ma non lo trova. “E’ un falso mito quello dei lavori manuali come frontiera per riappianare la disoccupazione italiana”, commenta Buttaroni.
Chiara Gamberale, la conduttrice, non riesce a frenare i loghi comuni di chi considera però i giovani disoccupati “schizzinosi”. Non abbiamo avuto modo di replicare, lo facciamo dalle nostre pagine. In economia il Pil sembra non essere più capace di essere un indicatore del progresso di un paese e sono allo studio altri strumenti più capaci di capire lo sviluppo o il mancato sviluppo, uno di più interessanti è l’indice della creatività. In pratica, un paese è tanto più sviluppato quanto sono complesse e necessarie di astrazione le categorie di lavoro che offre. Insomma se Steve Jobs è nato in California un motivo ci sarà.