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Francia. Gli errori che Hollande dovrà evitare

di Antonio Caputo

Sin dalle prime schede scrutinate, è apparso chiaro il successo di Francois Hollande al ballottaggio delle primarie del Partito socialista francese di Domenica scorsa; Hollande, più moderato, si è aggiudicato la ‘nomination’, battendo la più radicale Martine Aubry, segretaria socialista in carica, con un vantaggio di circa 14 punti percentuali (57 a 43).
Sarà dunque lui, cinque anni dopo Segolene Royal (l’allora sua compagna), a sfidare il presidente Sarkozy, la cui popolarità è molto bassa a causa principalmente della crisi economica, ed al quale non è riuscito di oscurare, con la nascita della figlia, l’avvenimento delle primarie socialiste, che hanno visto una grande partecipazione di elettori (ben tre milioni).
Riuscirà Hollande dove non riuscì la sua compagna cinque anni fa? Sembrerebbe di si, a detta dei sondaggi che vedono il presidente uscente decisamente indietro, ma non si può mai dire: quello di Sarkozy è il terzo mandato consecutivo di un gollista all’Eliseo, ed è caratterizzato, come i due di Chirac, da un consenso assai scarso per il presidente. Ciò però non aveva impedito alle successive presidenziali (2002 e 2007) l’affermazione del candidato gollista.
Eletto Chirac, (1995), i socialisti vinsero tutte le elezioni intermedie: le politiche 1997, che incoronarono premier Lionel Jospin; le regionali 1998; le europee del 1999; le amministrative 2001, con la conquista di Lione e soprattutto di Parigi, fino ad allora roccaforte gollista.
Jospin sembrava avere il vento in poppa in vista delle presidenziali 2002, ma sulla Francia si abbatterono due venti estremi contrapposti che gli furono fatali: a sinistra un’imprevista (almeno nelle dimensioni) ondata no-global, che spinse i candidati trozkysti, contribuendo a togliere consensi al premier socialista; a destra, la risurrezione di quel Le Pen il cui successo aveva tolto nel 1997 (alle politiche) voti e seggi decisivi al partito di Chirac, decretandone così la sconfitta.
Il redivivo leader del Fronte Nazionale, battendo molto sul tasto della paura per l’immigrazione (si era all’indomani dell’11 Settembre), fece impennare i propri consensi, sorpassando sul filo di lana Jospin, ed ottenendo un insperato secondo posto alle spalle di Chirac, sul quale al ballottaggio convergerà la solidarietà di tutti gli altri candidati e dell’intera Nazione, che lo porterà a confermarsi con la percentuale bulgara dell’82%.
Archiviato il trionfo del 2002, e nonostante la consonanza con l’opinione pubblica sulla politica estera, (Chirac era un ferreo oppositore della guerra scatenata da Bush in Iraq) le riforme da lui proposte (su tutte pensioni e mercato del lavoro), gli alienarono ben presto i consensi di larga parte dell’elettorato, tanto che i socialisti trionfarono nel 2004, dapprima alle regionali, conquistando tutte le regioni tranne due; e poi alle europee; altro scacco, pesantissimo, per il presidente, fu la batosta al referendum del 2005 sulla Costituzione europea, fortemente sostenuta da Chirac, ma clamorosamente bocciata dall’elettorato. La mazzata finale per il presidente fu la rivolta nelle banlieu, dell’autunno 2005, della quale venne a capo, sia pur dopo molte settimane e molto faticosamente, il ministro dell’Interno Sarkozy, rivale interno di Chirac nel partito.
Altro mandato quindi, e altra serie di sconfitte per i gollisti, ma, alle presidenziali 2007, com’è noto, a vincere è Sarkozy, che batte la socialista Segolene Royal, nonostante la fine dell’alleanza tra Sarkò e l’UDF di Francoise Bayrou, il quale per il ballottaggio aveva addirittura strizzato l’occhio alla Royal
Anche durante il nuovo mandato, dopo un buon avvio, cominciano i guai per il centrodestra: vittoria alle europee 2009 (arretrando però sulle politiche 2007) ma solo per il calo socialista, a beneficio degli ecologisti di Cohn Bendit; batosta, poi, alle regionali 2010, e alle amministrative 2011.
Ora, onde evitare il ripetersi di un copione già visto, Hollande non dovrà commettere una serie di errori, su cui inciamparono i precedenti candidati socialisti, su tutti quello di dare per scontata la vittoria.

 

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