Servizio Pubblico. Caro Michele, si può osare di più
Si può osare di più. Un Michele Santoro pacato, un talk ordinato. Questo è stato Annozero versione YouTube, cioè il tanto atteso Servizio Pubblico, nuovo programma dopo l’epurazione del giornalista da Rai Due, in onda ieri sulla piattaforma digitale e in diretta su un satellite di reti locali.
Squadra che vince non si cambia: Travaglio, Vauro, Stella, Ruotolo e tra gli ospiti De Magistris e Diego Della Valle.
I contenuti sono quelli che ci aspettavamo, una minuziosa denuncia dei privilegi della casta, corretta e dettagliata. Niente da eccepire. Ma niente di più di quanto “il popolo della rete” abbia fatto circolare negli ultimi mesi: il barbiere, la mensa, i trasporti, il doppio incarico, gli scandalosi vitalizi, la gestione dei rimborsi. Una presentazione chiara e semplice, adatta al grande pubblico, magari al pubblico della Rai, ma per chi è già avvezzo ai social network e similari è un po’ pochino. La ricetta è quella di Annozero, ma trasmettendo senza editori né vincoli Santoro poteva provare a spiegarci anche il contesto in cui la casta prolifera e si arrocca. Chi sono i fornitori dei servizi, come ci arrivano e chi copre i costi reali, tanto per fare un esempio. Qualcosa in più sui blindatissimi concorsi alla Camera. E presentarci chi lavora davvero perché la macchina governativa funzioni. Oppure portaci Spider Truman. Un’occasione mancata, a mio avviso. Perché se l’editore sono io con la mia sottoscrizione, voglio che la mafia venga nominata, come la corruzione e le logge massoniche.
Manca un po’ l’approfondimento graffiato, che ci saremmo aspettati nella rivoluzione della tv tanto annunciata. Una rivoluzione che è tanto democratica nella forma, lo è meno nei contenuti, manca infatti il contraddittorio sia per l’assenza di chi ci dovrebbe spiegare verso dove stiamo “galleggiando” sia per il mancato tempismo del conduttore. E se la prima mancanza è plausibile una reticenza o ignavia dei possibili ospiti ad intervenire, qualora fossero stati invitati, per la seconda non ci sono molte giustificazioni. Caro Michele, non stiamo qui a farci fare schemini da un delinquente come Lavitola. Ma chiediamogli in faccia perché un Primo Ministro dovrebbe “prestargli” 255.000 euro. E se la sua deposizione televisiva fosse veritiera, perché si sentisse in dovere di dover mantenere i Tarantini. Il giro di denaro cosa sottende, questa la chiave dell’inchiesta, che non ci è stata ancora svelata. Infine spiegateci perché questo sedicente faccendiere non viene localizzato dalla magistratura o dai carabinieri, visto che sembra basti Google Maps per incontrarlo.