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Questione di crisi, adesso basta tergiversare

“Fate presto”. Il titolo di apertura del Sole 24 Ore, da solo, è eloquente e rende l’idea delle ore febbrili che ci attendono. Il direttore Roberto Napoletano, scrive nel suo editoriale di giovedì, lo ha preso in prestito dal Mattino di Napoli, “tre giorni dopo il terremoto del 23 novembre 1980 che sconvolse l’Irpinia”. Con le dovute precauzioni, ci mancherebbe, il confronto calza a pennello. Perché quello di mercoledì, con lo spread ai massimi storici, è stato un terremoto che si è abbattuto sul nostro Paese.
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (come già aveva notato non molti giorni fa il direttore di T-Mag, Carlo Buttaroni) ha “assunto un pieno ruolo politico” reso tanto più consistente da quello che in molti hanno considerato un capolavoro strategico nominando senatore a vita Mario Monti e dando il la ad un prossimo governo tecnico che dia prosieguo all’agenda di Bruxelles. Non più questione di settimane, come sembrava inizialmente (o come forse sperava Berlusconi di arrivare al voto da presidente del Consiglio), bensì di pochi giorni. I tempi brevi stabiliti da Senato e Camera per l’approvazione della legge di stabilità è un ulteriore segnale positivo.
Il professor Mario Monti, ex commissario europeo e uomo di alto profilo, sembra accontentare tutti: l’Ue, la Confindustria, una buona parte delle maggiori forze politiche (eccezion fatta per la Lega Nord e per l’Italia dei valori che in caso di governo tecnico saranno in minoranza). Uno degli ultimi endorsement, quello di Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Italia Futura: “La possibile costituzione di un governo presieduto da Monti e appoggiato da un ampio arco di forze politiche in Parlamento, sarebbe l’unica soluzione in grado di portar fuori l’Italia dal precipizio e costruire le premesse per il rilancio del Paese. Il fatto che gli esponenti più responsabili dei partiti abbiano dichiarato di essere pronti a sostenerlo, è, finalmente, un segnale importante e positivo da parte della politica”.
Mentre si fanno già insistenti le voci riguardo l’esecutivo che verrà (si mormora Ichino al Welfare, Saccomanni all’Economia, Bini Smaghi allo Sviluppo economico con le conferme di Frattini, di Nitto Palma e di Fitto) ciò che non dovrà essere persa di vista è l’impellenza della rapidità di intervento. Soprattutto in virtù del rischio, sempre più reale date le ultime ore, di riuscire a raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013 così come paventato dal commissario europeo agli Affari economici, Olli Rehn.
Si fa dunque necessario un senso di responsabilità nazionale per fronteggiare la crisi, mentre una fetta della stampa vicina al Cavaliere (Il Foglio e Il Giornale) organizza una manifestazione in programma sabato contro “la tecnoburocrazia al potere”.
Non è però il momento di limitare i lavori parlamentari all’ordinaria amministrazione, è il momento di agire. E questo il capo dello Stato lo ha bene in mente. Alfano sostiene che il Pdl, pur preferendo le elezioni anticipate, non intende sovrapporre la propria voce a quella del presidente della Repubblica. Pericoli in questo senso non se ne avvertono. Cosa auspichi, Napolitano lo ha espresso a chiare lettere mercoledì sera.

F. G.

 

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