Monti a Palazzo Chigi, la vittoria lenta di Casini
di Stefano Iannaccone
Pier Ferdinando Casini predica da mesi la necessità di far ricorso alla responsabilità di fronte a una situazione drammatica: il governo Monti è il perfetto coronamento del suo percorso politico e comunicativo. Il leader dell’Udc ha citato in numerose occasioni la necessità di un esecutivo di “pacificazione nazionale” e di “armistizio” per tirare fuori il meglio dalla classe dirigente italiana. L’evoluzione degli ultimi giorni ha evidentemente soddisfatto i suoi auspici con uno scenario di riforme comuni, impensabile sino a qualche settimana fa.
L’approccio “lento”, privo dei picchi polemici tipici della comunicazione contemporanea, ha quindi raggiunto il risultato, foraggiato anche dalla crescita dell’Udc nei sondaggi. Per le prossime elezioni, difatti, il partito erede della tradizione democristiana sarà molto corteggiato: è difficile immaginare che una delle coalizioni possa risultare vincente senza il sostegno dei centristi, che peraltro sono il volano del Nuovo Polo. Per di più, la fase di transizione appena inaugurata avvantaggerà (almeno in linea ipotetica) il moderatismo. L’operato di Monti potrebbe spingere ancora di più il consenso per Casini, che ha sempre sottolineato il pieno sostegno al professore, ex commissario Ue. Una strategia molto efficace di “intestazione” delle riforme. In tale scenario, l’ex presidente della Camera può diventare un possibile candidato vincente per Palazzo Chigi o in alternativa un nome spendibile per approdare al Quirinale dopo Giorgio Napolitano.
A differenza dell’alleato Gianfranco Fini, l’ex pupillo di Arnaldo Forlani ha sempre tenuto buoni rapporti personali con Silvio Berlusconi e con gran parte del Pdl.
L’approccio comunicativo del leader dell’Udc sarà pertanto improntata su un’ulteriore assunzione di responsabilità per fare le riforme chieste da Monti. E la parola responsabilità attira molto in un momento difficile come quello che sta vivendo l’Italia.