Twitter, il social del momento. Due chiacchiere con Rudy Bandiera | T-Mag | il magazine di Tecnè

Twitter, il social del momento. Due chiacchiere con Rudy Bandiera

di Fabio Germani

È considerato tra i cinquanta “twitteri” italiani da seguire. E a dirlo non è una rivista qualsiasi, ma la prestigiosa Wired. “A dire il vero la notizia mi è arrivata del tutto inaspettata. Non è che voglio fare il falso modesto, nel senso che Twitter lo amo molto, lo curo molto ed ho un seguito abbastanza evidente, ma da lì a finire tra i 50 da seguire in Italia ce ne passa. Poi, in genere, queste cose si sanno prima, io invece l’ho saputo perché qualcuno mi ha avvisato. E non mi sembrava vero”. Simpatico come appare sui social network, Rudy Bandiera fa un miliardo di cose: è giornalista, professionista dell’IT e consulente in ambito web. Ha un blog e inoltre, non abbastanza pago, scrive su Fanpage. È un tipo che bazzica molto la Rete e di social media ne sa, eccome. “Ho scoperto Twitter ad inizio 2008, quando mi sono iscritto – racconta a T-Mag –. Pensavo, francamente, che fosse un mezzo di comunicazione spartano, minimalista, ma io amo le cose che tendono ai bassi profili quindi mi è piaciuto quasi da subito. Dico quasi perché all’inizio del 2008 lo usavano davvero in pochi in Italia. Dopo diversi anni sono assolutamente certo che mi sia tornato utile anche nel lavoro, per diversi motivi: fare una twittata e vedere le persone su un blog passare da 0 a 40 è una grande soddisfazione, vuol dire che si gode di una discreta credibilità e che la gente si fida di te. Allo stesso tempo si ha appunto la responsabilità di quello che si scrive, ci si espone e si deve, sempre, comunicare con tutti, a qualunque livello e su qualunque argomento. Insomma, il difficile non è esserci ma rimanerci”.

Sei tra gli ideatori dei Twitter Awards, in concomitanza dei Macchianera Blog Awards. Come nasce l’iniziativa?

L’idea non è venuta a me, ma al mio amico Davide Licordari, persona che se non avessi usato i social non avrei mai conosciuto. Alla faccia di chi dice che Internet allontana… Ricordo ancora la discussione su Skype in cui mi disse: “Ma cosa ne diresti se facessimo un incontro nazionale di Twitter, con annesso un concorso? Ormai abbiamo la massa critica per provarci”. Ed io risposi un “SII” maiuscolo con molte “i”. Poi ne parlammo subito con Claudio Gagliardini, “grande vecchio di Twitter” e amico sempre pronto a partire con ogni nuova avventura. Dopo Claudio abbiamo parlato con i Creativi Digitali e con Luca Conti e siamo di fatto partiti. Così si è messa in moto la macchina che quest’anno ci ha dato enormi soddisfazioni e che ci ha fatto approdare in Rai, addirittura.

Dopo il boom di Facebook – ogni scusa era ed è buona per inserirlo nei servizi dei tg – è venuto il momento di Twitter. Certamente molto hanno pesato le rivolte arabe e la presenza al suo interno di personaggi noti. Ma al di là delle ricostruzioni semplicistiche, per te che Twitter lo vivi quotidianamente, cosa è cambiato nel frattempo e quali vantaggi offre rispetto a Facebook?

Twitter offre un vantaggio unico: è limitato. Il limite dei 140 caratteri ha portato Twitter a far nascere una comunicazione propria, chi usa Twitter ha imparato a parlare in modo diverso, è nato il sarcasmo alla Spinoza, freddo, veloce e tagliente e grazie agli hashtag, vero quid di Twitter, siamo in grado di seguire non solo chi vogliamo, ma quello che vogliamo. Quindi mescoliamo una comunicazione unica, la possibilità di seguire argomenti e persone, ed otteniamo un media nuovo, che ha rivoluzionato il modo di comunicare.

Twitter sarà la “tomba” dei blog o, al contrario, i blog vivranno più a lungo anche grazie a Twitter?

Nulla sarà la tomba dei blog, se non i blogger. Twitter è qualcosa che si aggiunge a qualcos’altro, non è un sostitutivo. I blog hanno eseguito la loro ascesa, raggiunto l’hype ed hanno iniziato a scendere, ma questo è fisiologico e normale, accade a tutte le tecnologie. I blog da tre visite al giorno in cui il ragazzino racconta cosa ha mangiato non interessa più a nessuno, e non interessa nemmeno al ragazzino visto che fa tre visite al giorno. Oggi i blog si sono evoluti in complesse macchine informative che trovano in Twitter una leva, un plus per raggiungere anche chi probabilmente non arriverebbe dai motori di ricerca.

A tuo avviso il giornalismo evolverà grazie a Twitter come già in alcuni casi si sta tentando di fare?

Anche il giornalismo sta cambiando, è sotto agli occhi di tutti. Se per giornalismo si intende quello classico, non so quanto potrà incidere. Ma il giornalismo non è solo l’editoriale di Feltri o lo straordinario scrivere di Scalfari: il giornalismo è anche essere in un luogo mentre in quel luogo accade qualcosa di strabiliante. Ecco, in questo senso Twitter diventa un mezzo unico di comunicazione e, perchè no, di giornalismo. Ovviamente quello che viene scritto su Twitter deve essere approfondito, altrimenti rimane in superficie. Come vedete, di nuovo, tutti i sistemi di comunicazione ed i media interagiscono per dare il meglio e non esiste uno che divora gli altri. Almeno, Twitter non divora nessuno, è buono.

L’intervista sarebbe conclusa, ma Rudy ha ancora tanto da dire.
“Terrei a precisare una cosa”.
Prego.
“Oltre al discorso dell’oggettiva utilità nella divulgazione dei contenuti e della possibilità di seguire persone ed argomenti, non ci dobbiamo scordare che è terribilmente divertente e che ha cambiato il modo di interagire e di ‘subire’ i media tradizionali. Io non riesco più a guardare un programma di approfondimento tv per esempio, senza twittare e confrontarmi con gli altri. È davvero coinvolgente”.

Scorrete la timeline di Twitter durante i programmi di approfondimento politico o durante le partite di calcio. E provate a dargli torto…

 

2 Commenti per “Twitter, il social del momento. Due chiacchiere con Rudy Bandiera”

  1. […] Twitter lo amo, si sa: è veloce, informale, agile, simpatico, giocoso, informativo e schifosamente divertente. Il personal branding è “l’arte di vendere se stessi con modalità simili a quanto avviene con altri prodotti commerciali“. Bene, visto che siamo sempre più nell’epoca social, il personal branding è sempre più importante: se dici una cosa e la gente pensa che non sei un cazzaro quella cosa prende forma e divenda un’opinione comune, facendo ragionare e discutere gli altri. Una bella responsabilità. Alla luce di questo io non capisco bene cosa stia accadendo negli ultimi tempi ma credo che sia dimostrato che il teorema di Rudy Bandiera funziona: “ogni 5 cose che si scrivono 3 devono essere divertenti“. Usando questa semplice teoria sono diventato “popolare” su Twitter, sono stato consigliato da Wired tra i 50 “influencer” italiani di Twitter appunto, e sono stato intervistato da diversi siti per quanto riguarda, di nuovo, Twitter: tra tutti ringrazio Fabio Germani di T-Mag per la sua divertente intervista “Twitter, il social del momento“. […]

  2. […] Usando questa semplice teoria sono diventato “popolare” su Twitter, sono stato consigliato da Wired tra i 50 “influencer” italiani di Twitter appunto, e sono stato intervistato da diversi siti per quanto riguarda, di nuovo, Twitter: tra tutti ringrazio Fabio Germani di T-Mag per la sua divertente intervista “Twitter, il social del momento“. […]

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