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Chi lo ha detto che non facciamo prevenzione?

di Claudia Carmenati

La soglia d’attenzione mondiale sull’Aids sta calando. L’informazione fatta di numeri e la comunicazione del panico da pandemia non fanno più presa. Per affrontare un tema così delicato T-Mag in esclusiva ha incontrato gli autori di uno dei blog più seguiti e irriverenti, anzi, come dicono loro “divertente e spietato” per tutti gli orientamenti sessuali: Andrea Bordoni e Matteo Marino, le penne di VogliosposareTizianoFerro.it.

Nella giornata mondiale dell’aids si parla di dati sulla malattia. Stranieri e omosessuali sono sempre le categorie più colpite. Ma in quanto omosessuali non vi siete stancati di essere considerati “categoria” solo nelle statistiche delle malattie o in occasione delle commemorazioni per la scomparsa di personaggi famosi?

La cosa più importante è sottolineare che non ci sono categorie a rischio, bensì comportamenti a rischio, e questi comportamenti sono trasversali, non riguardano l’orientamento sessuale o la nazionalità. Il fatto è che le ricerche demografiche vanno a cercare solo alcuni indici, se io non cerco un dato non lo trovo. Immaginiamo di usare come “categoria” l’appartenenza politica: sono più colpiti quelli di destra o quelli di sinistra? O la religione, lancio la provocazione: sarebbero più colpiti i cattolici o gli atei? Del resto a demonizzare il preservativo sono i rappresentanti della Chiesa, non certo Margherita Hack. Poi la Chiesa sulla carta demonizza anche i rapporti prematrimoniali e promuove la castità, ma non li sento spesso battere su questo tasto: non farebbero molti proseliti, e dovrebbero fare troppa autocritica.
Detto questo, per quanto riguarda la mia esperienza, le persone omosessuali sono più abituate e propense a usare il profilattico nei rapporti occasionali di quanto lo siano gli etero. Credo che abbiamo una tradizione di prevenzione e controllo molto più consolidata, anche grazie al lavoro delle associazioni, e questo potrebbe far sì che i gay siano portati a fare il test con più frequenza rispetto agli eterosessuali. Questa consapevolezza può alzare i numeri dei gay sieropositivi nelle statistiche, ma è fondamentale perché porta a una diagnosi precoce, importantissima sia per se stessi che per i partner. Per quanto riguarda gli stranieri, penso che siano oggi gruppi particolarmente deboli verso cui non si fa prevenzione e che possono venire da contesti socioculturali in cui sessualità e malattie sessualmente trasmissibili sono tabù, ed è più difficile avere informazioni.

Secondo voi fa più rumore la notizia di una morte per Aids conclamata o una malcelata?
Penso alla morte di Virginio Bruni Tedeschi ufficialmente deceduto per leucemia, del giornalista Riccardo Tomassetti e alle voci sulla presunta causa di morte di Moana Pozzi.
Fa ancora paura l’Aids?

Tutto sta in come viene data la notizia. Io credo che sia sempre meglio parlare chiaramente e senza pregiudizi delle morti Aids-correlate. Se so che tante persone sono morte per infarto a causa di un’alimentazione sregolata, ho più possibilità di riflettere sulla mia dieta. Insomma, parlarne non per sottolineare il lato morboso o “scandalistico” della cosa, piuttosto per sensibilizzare l’opinione pubblica alla prevenzione, per sbloccare fondi per la ricerca, per fare chiarezza su un’epidemia che è ancora tabù.

La sensibilità dei media a questa malattia va man mano scemando. Google non ha inserito nemmeno un fiocco rosso, non dico un doodle dedicato. Quale il motivo secondo te?

VoglioSposareTizianoFerro.it l’ha messo il fiocco! E ho postato anche un mio racconto sul test dell’HIV, seguito da alcuni importanti link di approfondimento. Purtroppo non abbiamo i contatti di Google, non ancora (ride). Questa cosa di Google l’avevo notata anche l’anno scorso, ma mi preoccuperei più di un altro aspetto. Penso alle istituzioni che in Italia, facendo campagna di prevenzione all’Aids, cadono spesso dalle nuvole e non nominano più l’uso del preservativo. Per fortuna ci sono organizzazioni come per esempio la LILA, Lega Italiana per la lotta contro l’Aids, che ha sul sito una pagina dedicata al suo uso, un’altra con tutte le info per il test e un’altra ancora per chi, facendo il test, scopre di avere l’Hiv. Tutte informazioni per chi le cerca, però, e per chi può accedervi. Un bel cartellone gigante in cui il ministro della salute srotola un profilattico, no, eh? All’estero le pubblicità sui profilattici sono tante, e anche divertenti! Ne ho parlato nel post “La pubblicità che non vedremo mai in Italia”, dove potete vederne alcune. Il motivo probabilmente è che viviamo in una società sessuofoba, e per parlare di Aids bisogna anche parlare di educazione sessuale e di tutte quelle cose che, a detta di Benedetto XVI, sono “una minaccia alla libertà religiosa”.

Se Tiziano Ferro fosse sieropositivo lo sposeresti comunque?

Mi viene in mente una bella commedia romantica di metà anni Novanta, Jeffrey, scritta dallo stesso autore di In & Out. E’ la storia di un ragazzo gay terrorizzato dall’Aids che decide di astenersi dal sesso, finché si innamora di nuovo. Di un ragazzo sieropositivo. Ho conosciuto ragazzi sieropositivi, e c’è solo bisogno di attuare comportamenti rispettosi verso la propria salute e quella dell’altro. Essere sieropositivi non pregiudica una vita sentimentale e sessuale piena.

Concludo l’intervista con una citazione da Will & Grace, un telefilm seguitissimo che non ha bisogno di presentazione. Perché siamo italiani e se vogliamo far cadere i pregiudizi, ridere sulla nostra convinzione di essere visti solo come latin lover, ci aiuterebbe.

Jack: Forse non dovresti sposarlo.
Lei: Ma devo. I miei genitori sognano il mio matrimonio da sempre. Li ucciderebbe sapere che alla loro unica figlia piacciono le donne.
Jack: Ma di cosa stai parlando! I tuoi genitori hanno fatto tutto per bene: hanno tirato su due figli gay! Scusa perché non dovrebbero accettarti?!
Lei: É diverso con Vince, lui è un maschio e noi siamo italiani. Tutti i maschi italiani sono gay!
Jack: Perché il paese ha la forma di uno stivale da Drag Queen!

 

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