L’altra istantanea di Elsa Fornero | T-Mag | il magazine di Tecnè

L’altra istantanea di Elsa Fornero

di Fabio Germani

C’è una sequenza di immagini che ha per protagonista Elsa Fornero che tuttavia esula dalle lacrime mostrate in conferenza stampa mentre parlava di sacrifici e su cui molti hanno successivamente discettato in tutte le salse. L’altra istantanea del ministro del Welfare fa riferimento sempre a domenica, ma a qualche ora prima, quando a Palazzo Chigi erano ancora in corso le consultazioni sulla manovra tra il governo e le parti sociali. Al cospetto del premier Mario Monti e di alcuni ministri (tra i quali, appunto, la Fornero) era presente una delegazione del Forum nazionale dei giovani, priva però di donne.
“Se neanche i giovani hanno la consapevolezza che il contributo delle donne deve essere valorizzato non si riesce ad andare da nessuna parte. Questo è un atteggiamento culturalmente sbagliato”, ha lamentato Fornero. Il Forum si è giustificato spiegando che l’assenza di donne è dipesa dalla mancata elezione di qualcuna di esse al congresso. Pur stando così le cose – e non abbiamo motivo per dubitarne – ciò non fa che confermare un trend negativo che da sempre caratterizza la vita sociale del Paese. Su queste pagine abbiamo affrontato più volte il tema del gap di genere, tanto più consistente a livello istituzionale laddove pochissime donne hanno ricoperto ruoli decisivi in 60 anni di storia repubblicana. Non da ultima, la recente indagine Tecnè – pubblicata su l’Unità e su T-Mag – ha evidenziato una discrepanza di privilegi tra maschi e femmine.
Su cento occupati il 59% è rappresentato dagli uomini, il 41% dalle donne. Eppure sui cento laureati presi a campione, il 58% sono donne e il 42% maschi (con vette che raggiungono rispettivamente il 60% e il 40% nella fascia di età compresa tra i 25 e i 29 anni). Il guadagno netto mensile a un anno dalla laurea è di 1.286 euro per gli uomini e di 1.063 euro per le donne (di 1.536 e di 1.275 euro a cinque anni). Il 63% delle donne ha meno opportunità di entrare nel mondo del lavoro rispetto agli uomini (57%) e hanno più difficoltà (81% a 67%) a raggiungere un alto livello professionale (qui la tabella). Inoltre, il livello dirigenziale è composto prevalentemente da uomini (il 78%) che da donne (58%).
In politica la situazione non va affatto meglio. Per il 70% delle intervistate è la politica ad escludere le donne e per il 75% a prevalere sono gli interessi personali. Dai dati, insomma, emerge un quadro desolante che attesta una volta di più il ritardo culturale di cui è prigioniera l’Italia. Molto più grave se consideriamo la fase congiunturale che sta attraversando il Paese. Le crisi – spesso si dice – vanno colte come delle ottime occasioni per rimodellare quanto di sbagliato una società ha prodotto. Ripensare le pari opportunità è strettamente necessario, lasciarsi scappare il momento equivarrebbe al contrario ad una grave e imperdonabile perdita di tempo.

 

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