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Musica “free”: un ostacolo per i compensi?

di Luca Bianchino

Dopo il primo articolo in cui abbiamo parlato dei possibili vantaggi (ma anche degli ostacoli) derivanti da un nuovo tipo di promozione della musica, ora approfondiamo l’argomento guardando “da professionisti” al proprio futuro.
L’utilizzo delle licenze Creative Commons, per la musica, può rivelarsi controproducente se protratto nel tempo, per diversi motivi. In primis perché con tutte le licenze si concede un diritto fondamentale che è quello della diffusione della canzone, quindi dell’esecuzione a titolo gratuito da parte di terzi a scopo non commerciale, purché si citi l’autore del brano, mentre si può percepire un compenso per la prestazione live. Alcuni diritti, come la riproduzione meccanica e la comunicazione, sono utili per fini promozionali che a questo punto lo saranno in eterno. Il fine promozionale può divenire dunque una scusante: così la musica passa di mano in mano, attraverso utilizzi ambigui e sui quali, tra l’altro, mai nessuno scoprirà o capirà un eventuale illecito.
Ma nel caso in cui un brano si riveli “un successo” cosa accade? Chi l’ha scritta non godrà mai delle soddisfazioni economiche derivanti da essa, quindi sarà un lavoro solo per la gloria, ma il lavoro deve farci vivere e andare avanti. Utilizzare questo tipo di canale, insomma, può tornare utile solo per i primi lavori e in versione ridotta in maniera tale da offrire gratuitamente un assaggio di ciò che siamo e allo stesso tempo pensare a rientrare delle di produzione della musica.
Mettiamo l’ipotesi, invece, di incontrare sulla nostra strada un editore in grado di darci possibilità remunerative per il lavoro svolto. Cosa succede con i brani in Creative Commons? La risposta è: sono brani persi. Perché su quei brani dove sono stati concessi dei diritti, l’editore non firmerà mai un contratto in cui perde l’esclusività di tali diritti.
C’è anche da fare un’altra considerazione nei confronti delle licenze libere. Ci sono delle licenze tutte italiane, più dettagliate e più adatte al nostro sistema: le licenze Copyzero, che presentano una vasta scelta di opzioni e quindi di diritti concedibili, magari limitati al solo download. Il problema è che per il momento sono valide solo in Italia. Ciò significa che gli artisti emergenti sono costretti a inventarsi di volta in volta qualcosa per campare o per sfuggire ai vari sistemi che non li rappresentano degnamente.

Luca Bianchino è il leader del gruppo rock Guarentigia

 

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