Berlusconi “in pista” per danzare contro Monti
Lo spread torna amico di Silvio Berlusconi dopo averlo disarcionato. Il differenziale tra Btp e Bund decennali è stato il primo giustiziere del leader del Pdl: la crescita vertiginosa dall’estate in poi ha fatto traballare il Cavaliere, costringendolo alle dimissioni di fronte all’inarrestabile deficit di credibilità del suo governo. Tuttavia, l’insediamento di Mario Monti a Palazzo Chigi non ha portato effetti salvifici: l’Italia risulta ancora un Paese poco attraente per gli investitori, tanto che l’ormai troppo famoso spread non è sceso intorno ai 350 punti base come speravano molti osservatori (e gran parte degli esponenti del centrosinistra.) Berlusconi, dunque, ha ritrovato la sua verve d’attacco ed ha annunciato di essere ancora “in pista”, pronto a dirigere le danze in vista delle prossime elezioni politiche. Il ragionamento proposto è semplice: il Cavaliere non era la causa dello spread in alta quota.
L’ex presidente del Consiglio ha ostentato un approccio critico verso la manovra che propone “troppe tasse”. Sul conto di Monti è stato già messo l’arrivo della recessione: la strategia di comunicazione, difatti, è di addebitare ai tecnici le responsabilità della crisi che sta per configurarsi nel 2012. Il Popolo delle libertà, secondo il percorso tracciato dal suo fondatore, deve mostrare all’elettorato di centrodestra che il professore non è in grado di risolvere l’immenso problema dell’economia italiana e in particolare la piaga del debito pubblico.
Il Pdl cerca di intercettare il malcontento diffuso nei confronti dell’operato di Monti, tentando contestualmente di rivalutare la propria azione di governo. Uno scenario che rende “sopportabile” la decantazione con Monti a Palazzo Chigi, in un’ottica di recupero dei consensi. Berlusconi, poi, ha mostrato l’intento di tenere sotto controllo “il premier tecnico”, invocando la necessità di un maggiore contatto sulle misure da attuare, altrimenti si apre la possibilità di un ritiro della fiducia. Insomma, il leader del Pdl ha delimitato il recinto: nessun regalo a Monti e a suoi ministri. Anche per evitare di trovarseli come rivali (accreditati) alle prossime elezioni.