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Musica. Viaggio tra le label indipendenti

di Fabio Germani

Come si sta evolvendo il mondo della musica (ma oseremmo dire dell’arte in generale)? E’ un interrogativo che ci siamo posti in alcune occasioni, di recente. Stiamo provando cioè a capire quali sono ad oggi i migliori canali di diffusione per promuovere le opere dell’intelletto. Tra questi c’è senz’altro la Rete, ormai è assodato. Ma da sola non basta: servono dedizione e spirito di sacrificio. In che modo? Lo abbiamo chiesto a Francesco Arrighetti e Paolo Giacometti, fondatori di una delle etichette discografiche indipendenti più in voga: la Coraline Records. La label, ci viene spiegato, nacque nell’estate del 2009 allo scopo di “promuovere le giovani realtà della scena alternativa italiana”.

Arriviamo dritti al punto: perché le band emergenti hanno difficoltà a farsi largo nel panorama musicale mainstream?

Il panorama musicale mainstream è semplicemente inaccessibile per le band indipendenti e per le etichette che le promuovono. I budget richiesti per una promozione efficace nella scena mainstream sono troppo elevati e sicuramente non all’altezza di produzioni indipendenti. Il numero delle band che propongono pezzi inediti, tra l’altro, è elevatissimo e questo impone alle major di selezionare solo pochissimi progetti da produrre. I criteri di selezione, tra l’altro, seguono le “mode” del momento essendo legate quasi esclusivamente alle logiche di mercato e al profitto. Se si considera poi che nel nostro Paese la maggior parte dei generi indipendenti non rientrano nella musica che viene ascoltata dai più, si può facilmente capire come molte e validissime band in Italia non coronino il sogno di diventare delle “rockstar”.

Quali sono i canali di promozione di cui una band emergente necessita per farsi conoscere?

Negli ultimi dieci anni il panorama musicale nel mondo è cambiato notevolmente rispetto a come era prima, soprattutto per quanto riguarda i canali di promozione e di diffusione della musica in generale.
Tutti questi nuovi mezzi per promuovere le proprie opere si sintetizzano in una parola: “internet”.
Con l’avvento del web, infatti, non solo si sono create moltissime piattaforme adatte a vendere i propri Mp3 in tutto il mondo (iTunes, Amazon, Napster) e a diffondere la musica tramite il file sharing, ma anche portali dedicati, social network e realtà create dagli appassionati del settore per promuovere musica che in passato aveva meno possibilità di far sentire le proprie note. Queste sono tutte opportunità che vanno sfruttate al massimo e che permettono una discreta visibilità a costo praticamente pari a zero.
Ovviamente il web è un oceano sconfinato, per cui è ovvio che bisogna lavorare sodo, non arrendersi e cercare di innovare per potersi distinguere dalla massa diband che nascono tutti i giorni.

Quanto lavoro si cela dietro la diffusione e la promozione di musica per una etichetta indipendente come la vostra?

Prima da musicisti e poi come discografici possiamo affermare con cognizione di causa che lavorare per creare una realtà riconosciuta nel panorama indipendente italiano non è affatto un’impresa facile. Stiamo vivendo in generale una crisi economica importante e abbiamo deciso di impegnarci in un mercato che, dopo l’avvento del digitale, si sta modificando completamente ed è solo all’inizio di questa fase di transizione. Con questi presupposti il lavoro che un’etichetta discografica deve affrontare è oneroso e richiede sacrifici, molta passione e dedizione.
La label è quella realtà che si interpone tra il gruppo e tutti gli altri attori che gli permettono di realizzare, diffondere e promuovere la propria musica. Il suo lavoro è proprio quello di far sì che tutte le varie fasi di produzione e commercializzazione di un album operino in sinergia per creare un prodotto di alta qualità, innovativo che possa attirare più ascoltatori possibili. Per questa ragione Coraline Records nel corso del tempo ha stretto collaborazioni con studi di registrazione professionali in Italia e all’estero, produttori, video makers, agenzie di stampa, riviste specializzate, radio, webzine e fanzine, e con altri professionisti del settore. Tutte queste realtà ci permettono di produrre e promuovere dischi di alto livello e di offrire alle nostre band dei servizi che, seppur rimanendo nell’indipendente, permettono di distinguersi nel panorama italiano ed estero.

Perché un giovane artista dovrebbe affidarsi ad una etichetta indipendente come, appunto, la Coraline?

Affidarsi ad un’etichetta indipendente non sempre è una scelta. Spesso le porte delle major sono blindate per gli emergenti e a loro non rimane che ripiegare sull’ indie. In altri casi è l’ artista stesso a scegliere una indipendente perché non interessato alle logiche di mercato proprie delle realtà che si muovono nei contesti mainstream. Spesso capita che le major non siano in grado di trattare generi troppo “di nicchia” o che si rivolgono a mercati che richiedono un approccio particolare e studiato su misura, questo è un altro motivo che spinge certi artisti a proporre il proprio materiale ad etichette indipendenti. Una label indipendente è in grado di offrire all’artista la sensibilità e l’apertura necessarie per poter maneggiare musica che spesso esce dai canoni. E’ impossibile generalizzare. Le indie in Italia sono molte e spesso le metodologie di lavoro sono differenti, questo dipende anche dal mercato a cui tende rivolgersi l’etichetta stessa. Un artista dovrebbe affidarsi all’etichetta in grado di offrirgli maggiori sicurezze, ma di frequente le etichette non operano in maniera costante, sia per necessità che per lacune proprie, e gli artisti conoscono poco il mondo che sta dietro ad una produzione o una pubblicazione discografica. Questo si traduce nel divario che può aumentare l’acredine tra operatori e artisti.

A livello culturale come stiamo messi? Mi spiego: c’è spazio per chi decide di intraprendere una carriera musicale che esuli dai canoni tradizionali della scena mainstream?

Lo spazio e le possibilità ci sono. Certamente questo è un periodo particolare. Il mercato discografico subisce i cambiamenti come ogni altro ambito. Il digitale e la diffusione della musica tramite il web hanno innescato un processo di grande mutamento. Per affrontare l’ argomento nel dettaglio ci vorrebbero pagine, ma possiamo sintetizzare dicendo che forse questa nuova modalità di fruizione sta veramente ridefinendo le regole di mercati e scene. Il mainstream e l’indipendente non sono mondi incompatibili, spesso una carriera comincia “indie” per terminare “mainstream”. Oggi chiaramente, grazie anche al web e alle nuove tecnologie, l’offerta è parecchio aumentata, emergere tra la massa di proposte non è facile, ma è tutt’altro che impossibile.

Quanto vale il mercato della musica indie?

Escludendo le label dichiaratamente “no-profit”, come ad esempio le netlabel, oggi il mercato si presenta comunque in grado di far fronte ad un periodo decisamente poco roseo, ma anche in questo caso bisognerebbe approfondire l’ argomento, in quanto complesso e dalle innumerevoli sfaccettature. Si passa dall’underground più ostico ed esasperato dove le vendite sono pressoché nulle in molti casi e poi si sale progressivamente di livello fino ad arrivare ad indipendenti anche di notevoli dimensioni e in grado di offrire molto ai propri artisti. Pensiamo che per parlare di cifre si debba attendere ancora un po’. In Italia, ma non solo, la diffusione della musica digitale è ancora a metà del proprio percorso. In precedenza il mercato era un’esclusiva del formato fisico, ora la situazione è molto diversa. Il tempo darà numeri e risposte.

 

1 Commento per “Musica. Viaggio tra le label indipendenti”

  1. […] di eccellenza. C’è tanta gente brava là fuori. Sanremo aiuta(va). C’è anche dell’altro, per fortuna. E comunque intendiamoci: tutti ne parlano male e intanto stiamo qui anche noi a […]

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