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Lega Nord, Tanzania mon amour

di Claudia Carmenati

Che la lega sia un partito spontaneo è un mito sfatato da anni ormai. La facciata verace e populista nasconde una macchina del consenso meticolosa e strategica, tutt’altro che improvvisata. Tanto da far pensare che anche le gaffe, siano parte di un progetto di comunicazione studiato a tavolino che tra qualche anno troveremo come case history nei manuali. Il partito del sole delle Alpi nell’anno appena trascorso è l’esempio della messa in pratica della legge della dinamica: ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. In un infinito ping pong tra riduzione del consenso e sparate elettorali di aggiustamento, mese dopo mese via Bellerio ha messo a segno una serie di iniziative che puntualmente hanno convinto l’elettorato. Ora vedremo quale coniglio uscirà dal cappello di Bossi per sviare l’attenzione pubblica, leghista e non, profondamente scossa dall’ennesimo giro sporco di denaro, l’affaire Belsito. Parliamo di milioni di euro di finanziamento ai partiti investiti in fondi esteri da Cipro fino all’odiato Continente nero, su cui bisogna sparare per difendersi da aggressive orde di immigrati ma in cui è evidentemente vantaggioso investire denaro pubblico. D’altronde la Lega ha sempre detto: aiutiamoli a casa loro. Peccato però che i fondi non siano serviti per costruire villaggi ma per l’acquisto di quote del fondo “Krispa Enterprise ltd”. Sembra che il voto per l’arresto di Cosentino sia una mossa deboluccia rispetto al clamore suscitato dalla notizia, quindi ci aspettiamo nei prossimi giorni qualche fuoco d’artificio.
Per chi credesse che questa tesi sia faziosa, con dovizia scientifica enumeriamo le dinamiche dell’ultimo anno. A febbraio dopo il voto di fiducia al decreto milleproroghe, con all’interno misure discutibili come la reintroduzione dello scudo fiscale che non piace al popolo del nord, la Lega apre una polemica sulla necessità di festeggiare il 150° anniversario della Repubblica, affermando le radici padane e promettendo quella secessione chimera chiamata in causa non appena scendono i consensi. A marzo il calo della Lega è contenuto e costante, la nomina di Francesco Saverio Romano, di Iniziativa Responsabile, come Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali in sostituzione di Galan, potrebbe creare dissenso e così Roberto Maroni, nella veste ufficiale di Ministro dell’Interno, cavalca il sempiterno cavallo dell’immigrazione e lancia l’allarme clandestini, arrivando a discuterne persino a Bruxelles dove la questione è minimizzata fino allo sberleffo. Ma in Italia la Lega convince per la coerenza xenofoba. Ad aprile le lezioni amministrative non vanno bene per il centrodestra, i processi di Berlusconi occupano i media, Calderoli avvia il decentramento amministrativo, aprendo le sedi dei Ministeri al Nord. Spese folli: per i quattro ministeri indicati da Bossi di cui due a Monza si spenderebbero circa 1,8 miliardi l’anno a cui vanno aggiunte le spese per far seguire a chi di dovere le riunioni di Consigli dei ministri e i lavori parlamentari, 15 mila euro a settimana per tre funzionari e un direttore generale più il costo di un ufficio per far lavorare la missione a Roma, bazzecole. Settembre si apre male: la Lega in caduta libera, l’economia scricchiola, lo spread vola, ennesima manovra, coivolto in un giro losco il braccio destro di Tremonti, Marco Milanese, cui comunque la Camera nega l’autorizzazione a procedere. Terremoto sul governo, che cade. A questo punto si rasenta il genio. Coupe de theatre, imbattibile: la lega siede all’opposizione nel Governo Monti e bacchetta, lancia strali contro poltrone occupate fino a due giorni prima. Se questa non è scienza politica, ditemi cos’è.

 

2 Commenti per “Lega Nord, Tanzania mon amour”

  1. claudia

    Rettifico…anche il voto a Cosentino farà parte di una strategia?Camorra ladrona, la Lega ti perdona…

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