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Crescita e lavoro, l’agenda di Monti

Con ogni probabilità sarà il 19 gennaio il giorno in cui il governo varerà in Cdm le misure sulle liberalizzazioni. Proteste a parte – i tassisti hanno già iniziato in diverse città – i prossimi giorni saranno inoltre fondamentali per lo sviluppo di una parte sostanziale della cosiddetta fase due: la riforma del mercato del lavoro. I sindacati hanno trovato venerdì un’intesa, in vista di un imminente incontro con il governo, da contestualizzare in un più ampio programma di misure volte alla crescita.
L’articolo 18, hanno infatti sostenuto i leader di Cgil, Cisl e Uil, non rappresenta, ora, un “problema vero”. La voce sarebbe però contenuta all’interno della bozza del decreto, le cui informazioni sono circolate nelle ultime ore.
“La forma normale di assunzione – ha invece sostenuto Susanna Camusso riguardo il rilancio del mercato del lavoro – è il tempo indeterminato. Il tema è l’ingresso stabile dei giovani nel mercato del lavoro e il reingresso di chi è stato espulso, perché ha più di 50 anni. Per i giovani questo strumento si chiama apprendistato. Per gli over 50 si può chiamare contratto di reinserimento. Il tema è ridurre i contratti precari, magari facendoli costare di più”.
La prossima settimana, però, sarà cruciale per ciò che riguarda i rapporti con l’Unione europea. Incassati gli elogi berlinesi di Angela Merkel (“Sono state prese misure di straordinaria importanza e rilevanti, sia in termini di velocità che di contenuti, queste riforme rafforzeranno l’ Italia e miglioreranno le sue prospettive economiche”), Mario Monti si recherà il 18 gennaio a Londra dove incontrerà il primo ministro britannico, David Cameron. Sarà un colloquio fondamentale, considerate le ritrosie inglesi nei riguardi del nuovo patto di bilancio e dell’ipotetica istituzione della Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie di cui il maggiore sponsor è stato in queste settimane il presidente francese Nicolas Sarkozy.
Su questo fronte l’Italia ha ottenuto una prima vittoria. Il Working Group riunito giovedì a Bruxelles – vale a dire i 101 delegati che hanno partecipato alla redazione del Trattato per il patto di bilancio – si è concluso “con un sostanziale accordo”. In pratica sono stati avallati gli elementi già previsti dal Six Pack, il nuovo regolamento sulla governance economica in vigore dal 13 dicembre, relativi al debito privato delle famiglie e alla sostenibilità dei sistemi pensionistici quali fattori rilevanti nella definizione del rapporto debito/Pil. Ciò permetterebbe all’Italia di evitare manovre nell’ordine di 48 miliardi di euro al fine di ridurre il debito di un ventesimo l’anno la quota eccedente il 60% .
Sul tema, si dovrà tuttavia attendere il giudizio dei ministri dell’Economia che lo valuteranno nell’Eurogruppo del 23 gennaio e nell’Ecofin del 24.

F. G.

 

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