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Referendum, Morrone: “Il Comitato non si arrende”

di Francesco Toniarini

Nonostante la Consulta abbia detto per due volte no al primo e al secondo quesito referendario per l’abrogazione dell’attuale legge elettorale, il Porcellum, il costituzionalista Andrea Morrone presidente del Comitato per il referendum non si arrende e rilancia “l’obiettivo di realizzare una legge che si basi sul principio della democrazia bipolare dell’alternanza con la quale i cittadini non votino le liste ma i candidati attraverso una scelta di vocazione maggioritaria”
Per far questo spiega il professore di Bologna “incalzeremo la politica”, alla quale la Consulta ha affidato il compito di riformare la norma arrivando ad una legge che sia il più possibile condivisa “grazie soprattutto al risultato referendario raggiunto di 1 milione e 200 mila persone che hanno firmato per il cambiamento”.
“La fiducia nella classe politica, però, manca – dice Morrone – e anche cercando di fare un ragionamento diverso non condizionato dalle mie opinioni personali fatico a credere che in nove mesi i partiti così lontani tra loro per idee e per interessi possano realizzare le riforme elettorali necessarie”. Morrone però rispettando la sua fede costituzionalista non crede a “dietrologie politche che vedono nella decisione della Consulta il tentativo di allungare la vita al governo Monti”, come sostenuto da Antonio Di Pietro, definito dalla stampa il grande sconfitto dalla decisione della Consulta. Tesi che il numero uno del Comitato rigetta totalmente ritenendo invece quella della Corte una scelta “figlia di motivazioni tecnico-giuridiche che impongono ai giudici di non creare vuoti normativi o di ricorrere a tesi di autorimessione che li avrebbero portati a sollevare davanti alla stessa Corte un dubbio di incostituzionalità della legge Calderoli, delegittimando il ruolo del Presidente della Repubblica che quella legge ha promulgato; o magari posticipando l’esecutività del risultato referendario di 60 giorni (art. 37 della legge 352/70 sull’abrogazione parziale della legge) per imporre al Parlamento le necessarie modifiche alla norma. In entrambi i casi – spiega Morrone – parliamo di decisioni che la Consulta in passato ha preso in situazioni davvero eccezionali legate alla sicurezza interna del Paese in materia di terrorismo”.
“L’attività del Comitato però non si ferma – conclude il Professore – e come custodi delle firme di quel milione e 200 mila italiani faremo in modo che in Parlamento si lavori nel rispetto di quella richiesta di centralità dei cittadini nell’elezione della classe politica”.

 

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