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Fmi: due anni di recessione per l’Italia

Italia in recessione nel 2012 e nel 2013. A prevederlo è il Fondo monetario internazionale, come anticipa l’Ansa. Stando all’ultimo update al World Economic Outlook, quest’anno la contrazione del Pil italiano si attesterà al 2,2% con un taglio di due punti e mezzo rispetto alle stime di settembre. Nel 2013, invece, il Pil subirà un calo dello 0,3%. I dati fanno il paio con quanto previsto dalla Banca d’Italia nell’ultimo Bollettino economico. Nell’ipotesi, infatti, che lo spread Btp/Bund resti al livello attuale, cioè intorno ai 500 punti, il Pil si ridurrebbe dell’1,5% nella media di quest’anno, dopo essere aumentato dello 0,4 nel 2011.
Ma Italia a parte, osserva l’istituto diretto da Christine Lagarde, è l’intera eurozona a trainare al ribasso le economia internazionali. “La ripresa globale – riferiscono – è minacciata dalle crescenti tensioni nell’area dell’euro” e “ci si aspetta che l’economia dell’euro area finirà in una lieve recessione nel 2012”.
Andrà meglio alla Germania (il Pil crescerà dello 0,3% nel 2012 e dell’1,5% nel 2013) e alla Francia (+0,2% nel 2102 e +1% nel 2013). Male la Spagna, che subirà una flessione nel 2012 pari all’1,7% e allo 0,3% nel 2013. Di fatto, nota Bankitalia, “le tensioni sul debito sovrano nell’area dell’euro si sono accentuate ed estese, assumendo rilevanza sistemica. I corsi dei titoli di Stato in molti paesi dell’area hanno risentito dell’incertezza sui modi di gestione della crisi a livello comunitario e in sede di coordinamento intergovernativo, nonostante le importanti correzioni degli squilibri di finanza pubblica operate dai governi nazionali; ha concorso ad alimentare l’incertezza il peggioramento delle prospettive di crescita. È aumentata l’avversione al rischio degli investitori, così come la preferenza per strumenti ritenuti sicuri, quali i titoli di Stato statunitensi e tedeschi. Il 13 gennaio l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha declassato il debito sovrano di nove paesi dell’area dell’euro,tra cui la Francia, l’Italia e la Spagna”.
A soffrire, poi, saranno anche le cosiddette economie emergenti. E per capire il trend è sufficiente osservare due dati: la crescita mondiale nel 2012 sarà del 3,3% e del 4% l’anno successivo.

Per quanto riguarda l’Italia – riferisce ancora la Banca d’Italia – “nel terzo trimestre del 2011 il PIL dell’Italia è diminuito dello 0,2 per cento sul periodo precedente; secondo le nostre stime, sarebbe sceso anche nel quarto trimestre. La debolezza della domanda interna è confermata dagli indicatori più recenti e dalle opinioni delle imprese. La dinamica del prodotto risente del rialzo dei costi di finanziamento, per l’aggravarsi della crisi del debito sovrano, e del rallentamento del commercio mondiale, che comunque continua a fornire sostegno all’attività economica. In riduzione della domanda interna operano anche le manovre correttive di finanza pubblica, peraltro indispensabili per evitare più gravi conseguenze sull’attività economica e sulla stabilità finanziaria. La competitività delle imprese è lievemente migliorata grazie al deprezzamento dell’euro”.
Sul fronte dell’occupazione il recupero iniziato nell’ultimo trimestre del 2010 “si è arrestato negli ultimi mesi dello scorso anno: in ottobre e in novembre vi sarebbero stati un calo degli occupati e una ripresa del tasso di disoccupazione, che tra i più giovani ha raggiunto il 30,1 per cento. Anche se continua a ridursi il ricorso alla Cassa integrazione, peggiorano le attese delle imprese circa i loro livelli occupazionali”.

Secondo la Banca centrale europea, invece, “vi sono timidi segnali di una stabilizzazione dell’attività su livelli modesti”. Il che vuol dire che l’economia dell’eurozona nel 2012 dovrebbe registrare una “ripresa, seppure molto graduale”. Sarà tuttavia fondamentale rendere operativi quanto prima gli strumenti per la stabilità finanziaria. “I governi dei paesi dell’euro devono adoperarsi al massimo per la sostenibilità dei conti pubblici correggendo i disavanzi eccessivi nel rispetto dei calendari concordati e realizzando infine il pareggio o un avanzo strutturale di bilancio nel medio periodo”.
Il nuovo patto di bilancio – Fiscal compact – rappresenta un importante contributo per assicurare la sostenibilità, ma “la formulazione delle regole deve essere efficace e priva di ambiguità”.
“Le riforme del mercato del lavoro – è il suggerimento che giunge da Francoforte – si dovrebbero incentrare sulla rimozione della rigidità e su una maggiore flessibilità salariale”.

F. G.

 

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