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“Noi Italia”, lo Stivale ai raggi X

L’Italia ai raggi X. Ad esempio: con una densità media di circa 200 abitanti per chilometro quadrato l’Italia è tra i paesi più densamente popolati dell’Unione europea (la media Ue è di circa 114 abitanti per km2). E i territori montani coprono una superficie pari al 54,3 per cento del territorio, ma si tratta di aree poco densamente abitate e in passato interessate da importanti fenomeni di spopolamento. Infatti vi risiede soltanto il 18,2 per cento della popolazione. È quanto emerge dal rapporto Istat Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo, giunto alla quarta edizione e presentato giovedì dal presidente dell’istituto, Enrico Giovannini. Si tratta di “un quadro d’insieme dei diversi aspetti economici, sociali, demografici e ambientali del nostro Paese, della sua collocazione nel contesto europeo e delle differenze regionali che lo caratterizzano”.
“Con il 12 per cento degli oltre 500 milioni di abitanti dell’Unione europea – rende noto l’Istat –, l’Italia è il quarto paese per dimensione demografica. Dopo anni di stagnazione, a partire dal 2001, la popolazione riprende a crescere con un tasso di poco inferiore all’1 per cento annuo per effetto della crescita delle nascite e, soprattutto, dell’immigrazione”. Al primo gennaio 2011 risultano 144,5 anziani ogni cento giovani. In Europa solo la Germania presenta un indice di vecchiaia più accentuato. La regione più anziana è la Liguria, la più giovane la Campania. La vita media degli italiani è di oltre 84 anni per le donne e di poco più di 79 anni per gli uomini, ai primi posti nell’Unione europea.
L’Italia, inoltre, si colloca tra i paesi a bassa fecondità, con 1,41 figli per donna secondo le stime del 2010. L’età media al parto continua a crescere, attestandosi a 31,3 anni. Si celebrano 3,8 matrimoni ogni mille abitanti e sono più nel Mezzogiorno che nelle regioni settentrionali (nel 2009). Le regioni dove oltre la metà delle unioni è celebrata con rito civile appartengono al Centro-Nord. L’Italia e l’Irlanda, inoltre, sono i paesi Ue con la più bassa incidenza dei divorzi (circa 0,9 e 0,7 ogni mille abitanti). Tra il 2000 e il 2009 il numero di separazioni in Italia è aumentato del 19,4 per cento e quello dei divorzi del 44,9 per cento.
I cittadini stranieri iscritti nelle anagrafi dei comuni italiani all’inizio del 2011 sono circa 4,6 milioni, il 7,5 per cento del totale dei residenti. Rispetto al 2001 sono più che triplicati; nel 2010 sono cresciuti del 7,9 per cento, con un ritmo di crescita meno sostenuto rispetto agli anni precedenti.

Negli ultimi dieci anni, in Italia l’andamento della produttività del lavoro non è stato favorevole. Tra il 2007 e il 2010 l’indicatore ha evidenziato un andamento negativo (- 0,2 per cento in media d’anno), nonostante la contestuale, forte contrazione del monte ore lavorato. Dall’inizio del 2000, la posizione relativa dell’Italia in ambito europeo non è migliorata.
“Nel 2010 – rileva l’Istat – l’inflazione registra una netta risalita (+1,6 per cento), con un tasso doppio rispetto al 2009, dinamica del tutto simile a quella dell’area dell’euro. Con riguardo al territorio nazionale, la ripresa interessa la quasi totalità delle regioni.
Nel Mezzogiorno, la progressiva erosione del reddito delle famiglie ha accentuato il ricorso al credito bancario per finanziare i consumi. La quota di credito al consumo della ripartizione è di poco inferiore al 21 per cento, un valore più che doppio rispetto al dato del Centro-Nord e oltre una volta e mezzo più elevato della media nazionale.
Negli ultimi dieci anni la quota di mercato delle esportazioni italiane sul commercio mondiale è diminuita (dal 4,2 per cento del 1999 al 3,0 per cento del 2010), esperienza comune a molte economie più avanzate. All’interno dei paesi dell’Ue27, l’Italia presenta una maggiore apertura agli scambi verso i paesi esterni all’Unione: nel 2010 detiene il 10,7 per cento delle esportazioni dei paesi Ue verso il resto del mondo e il 7,6 per cento dei flussi intra-Ue”.

Uno dei tasti più dolenti – lo abbiamo evidenziato più volte sulle nostre pagine – riguarda il mercato del lavoro. “In Italia è occupato il 61,1 per cento della popolazione nella fascia di età 20-64 anni. Le donne occupate sono il 49,5 per cento, gli uomini il 72,8. Il tasso di occupazione dei 20-64enni nel 2010 è diminuito di sei decimi di punto rispetto al 2009 confermando l’inversione di tendenza rispetto al periodo precedente. Il tasso di occupazione della popolazione in età 55-64 anni è pari al 36,6 per cento e, in controtendenza con quanto avviene per l’occupazione nel suo complesso, in aumento rispetto al 2009. Il 12,8 per cento dei dipendenti ha un contratto a termine, valore poco inferiore alla media europea. La quota di occupati a tempo parziale è pari al 15 per cento. Entrambe le tipologie contrattuali sono più diffuse tra le donne.
Il tasso di inattività della popolazione tra i 15 e i 64 anni è pari a 37,8 per cento, valore tra i più elevati d’Europa. Particolarmente elevata l’inattività femminile (48,9 per cento). Nel 2010 il tasso di disoccupazione ha raggiunto l’8,4 per cento, aumentando per il terzo anno consecutivo, ma rimanendo inferiore a quello dell’Ue (9,6 per cento). Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è pari al 27,8 per cento e superiore a quello medio dell’Unione (21,1 per cento). La disoccupazione di lunga durata (che perdura cioè da oltre 12 mesi) riguarda invece il 48,5 dei disoccupati nazionali. La quota di unità di lavoro irregolari è pari al 12,3 per cento (2010). Nel Mezzogiorno può essere considerato irregolare quasi un lavoratore su cinque; nell’agricoltura circa uno su quattro”.

Altro capitolo interessante sugli usi degli italiani è quello dedicato alla cultura e al tempo libero: “Le famiglie italiane destinano ai consumi culturali (spese per ricreazione e cultura) in media il 7,0 per cento della spesa complessiva per consumi finali (2010). Sono circa 372 mila le unità di lavoro (l’1,5 per cento del totale) impiegate in attività di produzione di beni e servizi per la ricreazione e la cultura, al netto del settore editoriale (2010). In Italia ogni anno vengono stampate in media 3,5 copie di opere librarie per ogni abitante, ma nell’arco di un anno poco più del 45 per cento degli italiani legge almeno un libro nel tempo libero (2011). Poco più di un italiano su due (54 per cento) legge un quotidiano almeno una volta a settimana, il 39 per cento almeno cinque giorni su sette”.
Poco più di un italiano su quattro utilizza la Rete per la lettura di giornali, news o riviste.
Al primo posto tra le attività culturali svolte fuori casa dagli italiani c’è il cinema (53,7 per cento della popolazione di sei anni e più). Tra le altre attività culturali quelle che coinvolgono almeno un quarto della popolazione sono le visite a musei e mostre (29,7 per cento) e la frequentazione di spettacoli sportivi (28,4 per cento). Le persone di tre anni e più che praticano sport sono 18 milioni e 800 mila (circa un italiano su tre): il 21,9 per cento in modo continuativo, il 10,2 saltuariamente. Pur non praticando sport, 16,2 milioni di persone svolgono un’attività fisica, mentre i sedentari sono 23 milioni circa (2011).

Sul fronte dell’istruzione nel nostro Paese l’incidenza della spesa sul Pil è pari al 4,8 per cento (2009), valore inferiore a quello dell’Ue (5,6 per cento). Circa il 45 per cento della popolazione in età compresa tra i 25 e i 64 anni ha conseguito la licenza di scuola media inferiore come titolo di studio più elevato, tale valore è distante dalla media Ue27 (27,3 per cento nel 2010). La quota dei più giovani (18-24enni) che ha abbandonato gli studi senza conseguire un titolo di scuola media superiore è pari al 18,8 per cento (la media Ue è pari al 14,1 per cento). I dati più recenti sul livello delle competenze (indagine Pisa dell’Ocse) mettono in luce un recupero rispetto al passato dello svantaggio degli studenti 15enni italiani in tutte le literacy considerate. La partecipazione dei giovani al sistema di formazione al termine del periodo di istruzione obbligatoria è pari all’81,8 per cento tra i 15-19enni e al 21,3 tra i 20-29enni. I valori europei (Ue19) sono maggiori, pari rispettivamente a 86,2 e 26,6 (anno 2009). Il 19,8 per cento dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario (o equivalente).

Per quanto concerne la tutela dell’ambiente Le amministrazioni regionali spendono per la tutela ambientale in media oltre 85 euro per abitante (anno 2009) con un incremento del 5 per cento rispetto all’anno precedente.
I rifiuti urbani raccolti sono pari a 533,5 kg per ogni abitante (anno 2009), oltre 9 kg in meno per abitante rispetto all’anno precedente.
“Pur registrando una riduzione dei rifiuti urbani smaltiti in discarica – è l’analisi dell’Istat –, l’Italia si colloca ancora significativamente al di sopra della media europea, con 262 kg di rifiuti per abitante. Si tratta del 49,1 per cento del totale dei rifiuti urbani raccolti su tutto il territorio nazionale”.
Chiudiamo questa panoramica con un tema molto attuale, l’emergenza carceri. “Il numero di detenuti presenti negli istituti di prevenzione e di pena per adulti – rende noto l’Istat – è risultato pari, alla fine del 2010, a 67.961 unità, circa 112 persone ogni 100 mila abitanti. Sebbene nell’anno 2006 sia stato approvato un provvedimento di clemenza di carattere generale (indulto, Legge 241/2006), che ha portato alla scarcerazione del 44,2 per cento dei detenuti (da 60.710 a 33.847 presenti), a poco più di cinque anni di distanza si è tornati ad una situazione di emergenza dovuta al sovraffollamento: per ogni 100 detenuti che gli istituti di prevenzione e pena dovrebbero ospitare, ve ne sono mediamente 151. Degli individui che compongono la popolazione carceraria una parte rilevante, se si considera la diversa presenza quantitativa in Italia, è costituita da persone di cittadinanza straniera (il 36,7 per cento). Ciò è anche dovuto alla minore possibilità per loro di accedere alle misure alternative”.

 

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