Legge elettorale, le motivazioni della Consulta sui referendum
Evitare un vuoto normativo. Questa, in soldoni, la motivazione per cui la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum per il cambiamento della legge elettorale. “Le due richieste hanno lo stesso fine – si legge nelle motivazioni -: l’abrogazione della legge n. 270 del 2005, allo scopo di restituire efficacia alla legislazione elettorale in precedenza vigente, introdotta nel 1993. Gli organi costituzionali o di rilevanza costituzionale non possono essere esposti neppure temporaneamente alla eventualità di paralisi di funzionamento, anche soltanto teorica. Il principio postula necessariamente, per la sua effettiva attuazione, la costante operatività delle leggi elettorali relative a tali organi”.
L’esito positivo del referendum, al contrario, “all’eliminazione di una legge costituzionalmente necessaria, che deve essere operante e auto-applicabile, in ogni momento, nella sua interezza”.
Per quanto concerne la seconda richiesta referendaria, quest’ultima è stata dichiarata inammissibile “per contraddittorietà e per assenza di chiarezza”.
“Gli organi costituzionali o di rilevanza costituzionale non possono essere esposti neppure temporaneamente alla eventualità di paralisi di funzionamento, anche soltanto teorica”.
In particolare non è compito della Consulta giudicare “l’attribuzione dei premi di maggioranza senza la previsione di alcuna soglia minima di voti o seggi; l’esclusione dei voti degli elettori della Valle d’Aosta e della circoscrizione Estero nel computo della maggioranza ai fini del conseguimento del premio; il meccanismo delle cosiddette liste bloccate; la difformità dei criteri di assegnazione dei premi di maggioranza tra Camera e Senato; la possibilità di presentarsi come candidato in più di una circoscrizione”.