In campagna elettorale
“Nel 2008 il castello di carte è crollato ma ora lo stato della nostra Unione si sta rafforzando. Nei sei mesi che hanno preceduto il mio primo mandato – ha ricordato Obama – abbiamo perso quattro milioni di posti di lavoro. E ne abbiamo persi altri quattro milioni prima che le nostre politiche cominciassero ad sortire degli effetti. Ma negli ultimi 22 mesi le imprese hanno creato più di tre milioni di posti di lavoro e lo scorso anno è stato prodotto il maggior numero di posti dal 2005. Il deficit è stato poi ridotto di due trilioni: questi sono i fatti”.
Barack Obama pronuncia il suo discorso sullo stato dell’Unione nell’anno delle presidenziali che lo confermeranno, o meno, alla Casa Bianca. Il presidente, dunque, rivendica i successi dell’amministrazione ricevendo peraltro una buona accoglienza bipartisan. “Se vogliamo essere un Paese dove sta bene solo una minoranza sempre più ristretta, o dove ciascuno ha la parte che gli spetta”, è però la frecciatina ai candidati repubblicani. Obama ha annunciato una riforma fiscale con un’aliquota del 30 per cento per i milionari: “Se guadagni più di un milione di dollari l’anno, non devi pagare meno del 30%”.
Poi la politica estera: “Per la prima volta in 20 anni Osama bin Laden non rappresenta più una minaccia per gli Usa e per la prima volta in nove anni nessun americano sta combattendo in Iraq”. Mentre sull’Iran una soluzione pacifica alla tensione degli ultimi tempi è ancora possibile, per quanto non si escludano altre opzioni.
Infine, la promessa (che lo lancia in piena campagna elettorale): “Finché sarò presidente farò di tutto per impedire che si torni a quelle politiche che hanno procurato la crisi”.