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Il sacrificio della memoria

di Chiara Veardo

Il 27 gennaio, Giornata della Memoria, ricordiamo la Shoah e le vittime del nazionalsocialismo e del fascismo, le leggi razziali e tutti coloro, donne e uomini, che hanno messo a rischio la propria vita per proteggere le persone perseguitate e fermare lo sterminio. La data fa riferimento al giorno in cui l’Armata Rossa, marciando verso Berlino, arrivò presso Oświęcim, città polacca meglio nota con il suo nome tedesco, Auschwitz, abbattendo i cancelli del noto campo di concentramento e liberando i pochi superstiti. A partire da quel giorno, il mondo venne a conoscenza degli orrori nazisti e del genocidio portato avanti con freddezza e crudeltà. Non si devono però dimenticare anche gli omosessuali, le persone con handicap psichici o fisici e gli zingari, che furono, insieme agli ebrei, condannati alle camere a gas.
Chiunque si ponga con serietà di fronte alla storia – e a questa parte di storia in particolare – non può che ritrovarsi, in definitiva, davanti alle domande di senso, che da sempre interrogano l’esistenza dell’uomo. Perché l’uomo uccide? Perché la violenza si abbatte su vittime innocenti? Se un Dio esiste, dov’era? Perché non ha avuto pietà delle sue creature? Molti pensatori hanno tentato di confrontarsi con questi temi: ricordiamo Hannah Arendt, Theodor Adorno, Hans Jonas, per citare solo i più famosi. Altri hanno invece percorso la via del silenzio, ritenendo impossibile che la parola potesse esprimersi ancora dopo quel che era accaduto.
Quello che sicuramente rimane all’uomo è appunto la memoria, testimone di un pensiero coraggioso, che, sopra tutto quello che rimarrà per sempre incomprensibile, si elevi gridando una verità: nei campi di sterminio c’erano uomini, da una parte i perseguitati e dall’altra i persecutori, ma comunque uomini. «La ferocia dell’uomo nei confronti del suo simile supera tutto ciò che possono fare gli animali, anzi, davanti ad essa, anche gli animali recedono inorriditi», scriveva lo psicanalista francese Jacques Lacan. Quindi, consci delle possibilità dell’uomo, rimaniamo vigili, affinché la volontà di distruggere il nostro simile non diventi di nuovo un progetto di morte.

 

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