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Italia vittima di una democrazia bloccata

di Fabio Germani

Nell’ultimo anno per il 71,6% degli italiani la fiducia nelle istituzioni è diminuita, mentre soltanto per il 4,1% è aumentata (invariata per il 21,6%). A rilevarlo è l’Eurispes che giovedì mattina ha illustrato alla Biblioteca nazionale di Roma il Rapporto Italia 2012, evento a cui ha preso parte anche T-Mag. L’aumento dei delusi tra un anno e l’altro, fa notare l’istituto di ricerca, passa dal 68,5% del 2011 al 71,6% del 2012 e, se raffrontato con il 2010 (45,8%), segna un incremento superiore al 26%. Sono i giovani nella fascia di età 25-34 anni a esprimere un maggiore senso di sfiducia (74,6%).
“Il Paese – spiega il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara – vive un generale senso di depressione che attraversa tutte le classi sociali. I poveri perché vedono allontanarsi la possibilità di migliorare la loro situazione economica, i ceti medi perché hanno paura di una progressiva proletarizzazione, i ricchi perché si sentono criminalizzati e hanno persino timore di mostrare il proprio status”.
“La responsabilità dell’attuale situazione che viene attribuita per intero alla classe politica appartiene invece a quella che definiamo la ‘classe dirigente generale’ di cui fanno parte tutti coloro che esercitano ruoli e funzioni direttivi all’interno della società: imprenditori, elites culturali, manager pubblici e privati, sindacalisti, magistrati, professori, uomini dell’informazione e della ricerca”. Queste figure, viene osservato, dovrebbero produrre buoni esempi e invece troppo spesso sono ancorate ai propri privilegi. “Ma anche la società italiana ha molto da farsi perdonare”, chiosa Fara. “Infatti mentre la ‘classe dirigente generale’ con il suo spirito di conservazione e la sua autoreferenzialità tiene in ostaggio la società, quest’ultima si è adeguata diventandone complice in cambio della tolleranza e della comprensione dei propri istinti egoistici e familisti che deresponsabilizzano e assicurano nicchie di impunità e di esercizio di piccolo potere”.
Il presidente dell’Eurispes rinforza il concetto sviscerando qualche dato. “In Italia esistono tre Pil. Uno ufficiale (1.540 mld), uno sommerso (equivalente al 35% di quello ufficiale) e uno criminale frutto dei proventi delle attività illegali che supera i 200 miliardi. Nel Paese circola più ricchezza di quanto non raccontino le statistiche ufficiali e questo spiega anche la capacità dimostrata dal sistema nel suo complesso di reggere di fronte ad una crisi devastante e – aggiunge Fara – anche la durezza con la quale siamo trattati dai nostri partner europei, Germania in testa”.

L’Eurispes rileva come l’unico protagonista sul fronte dei consensi alle istituzioni sia il presidente della Repubblica. Pur registrando un calo rispetto alla precedente indagine (pari al 6,1%) i consensi nei riguardi del capo dello Stato si attestano al 68,2%. Al contrario il passaggio dal governo Berlusconi all’esecutivo tecnico non pare avere incrementato più di tanto la fiducia nei cittadini. Anche se, viene ancora evidenziato, il 21,1% che si dichiara “fiducioso” supera di sei punti percentuali quanti avevano espresso un giudizio simile nei confronti del precedente governo. Un cauto ottimismo nei confronti dell’attuale governo si manifesta nella capacità di tenere alta l’immagine dell’Italia nel contesto internazionale (48,2%). Il 40,6% ha fiducia nella possibilità di risanare i conti, il 30,8% punta sulla capacità di questo esecutivo di garantire unità e coesione al Paese e il 29,5% confida in un nuovo impulso all’economia. Il 17%, invece, crede in un rilancio dell’occupazione.
Riguardo il decreto Salva-Italia, solo il 7,2% degli intervistati ha ritenuto la manovra equa. Il 45,9% pensa che sia stata una manovra dura con i ceti più deboli e il 38,6% che abbia penalizzato i ceti medi. Secondo il 58,3% degli italiani questo governo è espressione delle banche (tesi, quest’ultima, avallata anche dalle forze di opposizione). Tuttavia il 46,5% sostiene che non corrisponda affatto al vero l’idea che l’esecutivo tecnico rappresenti la sospensione della democrazia. Ma è il Parlamento a occupare il gradino più basso nella classifica della considerazione degli italiani: solo il 9,5% dei cittadini vi nutre fiducia.

“Per uscire dalla crisi – è il suggerimento dell’Eurispes – occorre una generale presa di coscienza e la rottura di quel patto di complicità che blocca la società italiana. Ma, soprattutto, la riscoperta dei doveri e delle responsabilità di ciascuno superando l’egoismo e la difesa corporativa degli interessi. Nello stesso tempo – prosegue l’istituto di ricerca – la politica deve ricostituirsi come ‘grande agenzia di senso e di orientamento’ e attrezzarsi per ricostruire il rapporto interrotto con la società, ma anche per risponere all’onda qualunquista dell’antipolitica che mette in discussione le stesse istituzioni democratiche a cominciare dal Parlamento. La difesa dell’istituto parlamentare come architrave del nostro sistema democratico dovrebbe stare a cuore di ogni cittadino a meno che non si preferisca affidarsi ‘all’amministratore unico’. E ancora la politica deve mandare ai cittadini segnali chiari e rispondere con le necessarie riforme e tra queste la legge elettorale ripristinando, ad esempio, la possibilità per gli elettori di poter scegliere i propri rappresentanti”.

Sui temi del lavoro e dell’occupazione – che l’Eurispes definisce “vera emergenza nazionale” – l’istituto “sollecita le parti sociali ad un confronto serio e senza preclusioni, ricordando che la realtà non può essere piegata alle regole, ma sono queste che devono adeguarsi alle mutate condizioni economiche e sociali e ricorda che lo Statuto dei lavoratori, è stato varato nel 1970 e che in questi quarant’anni la realtà è completamente mutata. La discussione intorno all’articolo 18 – conclude a tale proposito l’Eurispes – non è determinante per la ripresa dell’economia. Il vero tema da affrontare è quello della produttività e delle ristrutturazioni”. Occorre cioè “riscoprire il valore della programmazione e della progettazione. Il Paese deve finalmente darsi un progetto e mettere a frutto le proprie risorse e le proprie capacità per riuscire a trasformare l’enorme potenza di cui dispone in energia”.

 

1 Commento per “Italia vittima di una democrazia bloccata”

  1. […] dovranno servire a scongiurare proprio questa eventualità. A fare in modo cioè (facciamo nostra la riflessione già dell’Eurispes) che il Paese riesca a trasformare l’enorme potenza di cui dispone […]

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