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Cosa pensano gli italiani del divorzio breve

Con il recente via libera della commissione Giustizia della Camera (in attesa che si esprimano al riguardo l’Aula di Montecitorio e il Senato) si semplificano i tempi per divorziare. I coniugi potranno divorziare già dopo un anno di separazione, superando così la fase dei tre anni al termine della quale è possibile chiedere il divorzio. E nel caso in cui i coniugi fossero anche genitori di figli minori la procedura sarebbe comunque accorciata a due anni.
Nel 2009 – si legge all’interno del Rapporto sulla coesione sociale redatto dall’Istat – le separazioni legali sono state circa 86 mila (+2,1% rispetto a un anno prima) e i divorzi 54 mila (+0,2%). L’instabilità coniugale, viene evidenziato, è in continua crescita: nel 1980 ogni mille matrimoni si registravano 91 separazioni e 37 divorzi, nel 2009 se ne contavano rispettivamente 373 e 236.
La norma è stata recepita positivamente dalle forze politiche, anche se non è mancato qualche distinguo tra le file della rappresentanza cattolica. “Con il via libera al divorzio breve da parte della commissione Giustizia della Camera – ha chiosato ad esempio Maurizio Lupi (Pdl) – non siamo davanti ad una norma di civiltà, come qualcuno sta sostenendo, ma ad uno strano paradosso. Da un lato, infatti, abbiamo una Costituzione che sancisce in maniera inequivocabile l’importanza della famiglia fondata sul contratto matrimoniale, dall’altro il Parlamento cerca, nascondendosi dietro motivazioni ‘umanitarie’ di trasformare questo contratto in carta straccia”. Per Lupi, dunque, sono più che ragionevoli i termini dei tre anni. E come la pensano, invece, gli italiani? Per rispondere al quesito ci viene incontro il Rapporto Italia 2012 dell’Eurispes. L’82,2% degli interpellati sono a favore del divorzio breve, contrario il 15,8%. Un plebiscito, insomma.
“È chiaro – osserva però l’Eurispes – che su questo tema esiste un forte ‘effetto immedesimazione’, se non per il vissuto personale, almeno per quello di amici e parenti in considerazione dell’alto tasso che la fine dei matrimoni fa registare da anni nel nostro Paese, insieme alla connatura litigiosità che accompagna in genere la fine di un’unione. Probabilmente – conclude l’istituto di ricerca – se si ponesse lo stesso quesito ipotizzando il divorzio breve anche in presenza di figli nella coppia, i risultati sarebbero molto differenti”.

F. G.

 

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