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L’attività di vigilanza in materia di lavoro e previdenziale

Pubblichiamo di seguito una sintesi del rapporto annuale sull’attività di vigilanza in materia di lavoro e previdenziale pubblicato dal ministero del Lavoro

Un primo aspetto di carattere generale è rappresentato dall’incidenza del controllo ispettivo sul numero di imprese con dipendenti, operanti nel mercato. Il totale delle 244.170 aziende ispezionate da parte del personale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (in servizio presso le Direzioni regionali e territoriali del lavoro – DRL/DTL), dall’INPS, dall’INAIL e dall’ENPALS rappresenta un campione appena superiore al 10% dei circa 2 milioni di aziende esistenti censite presso gli Istituti previdenziali.
Per quanto attiene, invece, al parametro della irregolarità, le 149.708 aziende irregolari rappresentano circa il 61% di quelle sottoposte a verifica, e ciò evidenzia il fatto che l’azione ispettiva è comunque suscettibile di miglioramenti, mediante una più puntuale attività di “intelligence” per orientare ancor meglio le verifiche verso obiettivi più mirati.
Nel corso degli accessi, sono stati individuati n. 278.268 lavoratori irregolari: questo dato testimonia una buona incisività dell’azione di controllo, considerato anche che il numero delle verifiche è leggermente diminuito rispetto all’anno precedente (circa il 7%).
Con riferimento ai lavoratori in nero complessivamente individuati, si rappresenta che gli stessi ammontano a 105.279 unità cui vanno aggiunti circa 13.000 lavoratori individuati dalla Guardia di Finanza, per un totale di 117.955.
Il dato in questione subisce una evidente diminuzione rispetto ai 151.000 lavoratori dello scorso anno e tale fenomeno è fondamentalmente riconducibile, da un lato, alla restrizione del campo di applicazione della normativa sanzionatoria (al solo lavoro subordinato) e dall’altro alla contrazione occupazionale che inevitabilmente incide anche sul sommerso ed anche, al notevolissimo incremento che hanno avuto le forme contrattuali di lavoro flessibile, con particolare riferimento ad alcune Regioni del Nord.
Infatti, a partire dal mese di novembre 2010, sono entrate in vigore le nuove disposizioni introdotte dal c.d. Collegato lavoro (art. 4, L. n. 183/2010) che hanno sensibilmente ridotto il campo di applicazione della disciplina sanzionatoria.
Va infatti sottolineato che, prima di tali modifiche, il lavoro in nero era punibile sia se riferito ai rapporti di natura subordinata che autonoma mentre, a partire dal 24 novembre 2010, risulta sanzionabile nelle sole ipotesi di lavoro subordinato.
Va poi va considerata la contrazione dell’occupazione che ha influito, inevitabilmente, anche sul sommerso.
Infine, ha inciso anche la diffusione di contratti flessibili – in particolare intermittente e accessorio – che in alcune aree territoriali (ad es. Veneto, Friuli, Lombardia, Piemonte) ed in alcuni settori specifici (settore turistico e pubblici esercizi) ha comportato una consistente riduzione di fenomeni di lavoro nero “tout court”.
Più in dettaglio, infatti, si è assistito ad un notevolissimo incremento sia del “contratto di lavoro intermittente” – a tempo determinato e a tempo indeterminato – che del “lavoro occasionale accessorio” . A livello complessivo, il lavoro intermittente è passato dai 211.352 contratti attivati nel 2009 ai 522.445 del 2011 (+ 247%), con incrementi particolarmente significativi a livello regionale, così esemplificati:

– Lazio: + 294%
– Campania: + 290%
– Calabria: + 214%

Anche in tema di lavoro occasionale accessorio, il monitoraggio sull’utilizzo dei vouchers evidenzia un “trend” in forte crescita, per un totale complessivo di 27.749.494 vouchers venduti dal 1.08.2008 al 31.12.2011.
Da un attento esame del monitoraggio delle vendite dei vouchers cartacei e telematici, emerge peraltro un notevole incremento del lavoro occasionale accessorio, anche nell’arco temporale più recente, in quanto si passa dai 2.568.294 del 2009 agli 11.767.165 venduti a tutto il 2011 (+458%).
Si può pertanto affermare che in alcune Regioni (Nord Est e Nord Ovest in particolare) si è, di fatto, registrato uno “spostamento” del fenomeno del lavoro irregolare dal “totalmente nero” a fattispecie elusive e simulatorie dei rapporti di lavoro subordinato a tempo pieno indeterminato, mediante l’uso delle indicate tipologie flessibili.
A tal proposito, va segnalato anche un profilo metodologico legato alla procedimentalizzazione dell’attività ispettiva che ha reso più complesso lo svolgimento degli accessi in quanto è evidente che, mentre la verifica di un rapporto di lavoro totalmente sommerso è oggetto di riscontro immediato e non necessita di particolare istruttoria, cosa diversa è l’operazione di “riqualificazione” delle fattispecie contrattuali che richiedono inevitabilmente il supporto di un articolato apparato probatorio per poter resistere ad eventuali contenziosi amministrativi e giudiziari.
Per quanto attiene al recupero contributivo, lo stesso rimane sostanzialmente stabile, anche se con una leggera flessione del 13%, e si attesta attorno a € 1.225.165.438, anche se tale dato è riferito alle somme “accertate” e non a quelle “riscosse” (il “riscosso” medio si aggira su una percentuale verosimile di circa il 20% dell’accertato).

(continua a leggere)

 

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