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Diritto d’autore, la mobilitazione contro il regolamento Agcom

di Francesco Toniarini

Riparte la mobilitazione della rete contro il regolamento Agcom. Mercoledì mattina in Senato il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni Corrado Calabrò ha avuto una audizione davanti alle commissioni Cultura e Comunicazioni. In quell’occasione, una delegazione di Agorà Digitale, associazione per la libertà dell’informazione e i diritti digitali, e Avaaz, la più grande organizzazione internazionale per l’attivismo in Rete con 13 milioni di membri nel mondo, ha consegnato gli oltre 53 mila messaggi al presidente dell’Autorità che però “non ha voluto rispondere alle domande che gli venivano poste”, spiega Luca Nicotra segretario di Agorà Digitale. Allo stesso tempo è stato consegnato un documento con tutte le posizioni contrarie al regolamento di Agcom, incluse le numerose critiche della Commissione europea. “Durante l’audizione – spiega Agorà Digitale – diversi senatori hanno ricordato la nostra mobilitazione e Avaaz e hanno contestato Calabrò per non aver presentato un vero e proprio testo in commissione, ma solo degli indirizzi generali, lasciando quindi il Parlamento all’oscuro dei dettagli del provvedimento. Se alla fine davvero Calabrò non ci ripenserà, si tratterà di una decisione molto grave, verso il Parlamento, le istituzioni internazionali e i diritti fondamentali dei cittadini”.
Nonostante l’audizione non fosse pubblica, grazie a due senatori, Marco Perduca (Radicali) e Vincenzo Vita (Pd) è stato possibile seguire il dibattito su Twitter, che si è riempita di messaggi di cittadini, giornalisti ed esperti contrari al regolamento, tanto che Agcom è diventata “twitter trend” (cioè una delle parole più twittate) in pochi minuti.
Vincenzo Vita ha rivolto a Calabrò in particolare una domanda: “Può l’Autorità concludere un percorso di regolamento su un tema tanto delicato come il diritto d’autore senza una legge, senza che governo e parlamento varino quindi una norma primaria. Sono in gioco temi di libertà che non possono essere affidati ad un regolamento amministrativo”. Il senatore del Pd ha poi aggiunto: “il presidente dell’Agcom Calabrò nell’ultima frase della sua relazione in verità un po prevedibile e un po ripetitiva ha fatto riferimento alla necessità di attendere il testo del governo. Attendiamo il seguito dell’audizione la prossima settimana”.
Il radicale Marco Perduca, che ha twittato l’intera audizione di Calabrò in Commissione, spiega: “Quella di mercoledì è stata una sorta di seconda audizione rispetto a quella che avevamo avuto l’estate scorsa quando il presidente Calabrò ci disse che avrebbe sospeso l’approvazione del regolamento o comunque lasciate aperte le consultazioni per fare tesoro dei suggerimenti che venivano dalla rete. Quindi ci apettavamo non soltanto una bozza del regolamento che ahimè oggi non c’era e sulla quale non abbiamo potuto discutere ma, se non altro, delle cifre relative a questa fantomatica pirateria che starebbe distruggendo il diritto d’autore talmente alla radice da necessitare una nuova regolamentazione e tutto questo non c’è stato. “Per quanto riguarda la questione delle nomine, invece, – prosegue – con la senatrice Poretti abbiamo presentato una modifica regolamentare che imponga la conoscenza dei candidati ex ante e non ex post – conclude – per poter votare persone competenti, esperte e note per le proprie idee e proposte prima di doverne criticare l’operato successivamente per scarsa attenzione o conflitti di interessi con la materia del contendere. L’ultimo commissario Martusciello, ad esempio – conclude Perduca – ha lavorato per anni per uno dei più grossi soggetti privati che lavorano nell’informazione”.
Di contro il presidente Calabrò ha chiarito: “Il nostro compito è quello di applicare le leggi vigenti. Ci rafforza in tale convincimento la norma di legge predisposta dalla Presidenza del Consiglio che ribadisce la legittimazione dell’Agcom e ne definisce meglio la competenza e i poteri nella materia del diritto d’autore. Attenderemo che tale norma veda la luce prima di adottare il regolamento predisposto. Nel segno della legge e con una sensibile e non banale apertura mentale, come sempre. In una prospettiva di più ampio respiro – ha aggiunto – auspichiamo che il Parlamento nella sua sovranità voglia affrontare le principali questioni aperte che si collocano oltre l’orizzonte dell’azione amministrativa. Ripensare sistematicamente alla disciplina del diritto d’autore nel mondo digitale è un compito che solo le Camere elettive possono intraprendere – ha osservato ancora Calabrò, aggiungendo che – dato che il diritto d’autore travalica le frontiere, la sede più appropriata per una tale normativa sarebbe quella europea se non addirittura l’Onu”.

 

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