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Chi sono gli esodati?

di Stefano Iannaccone

Oltre 300mila lavoratori lasciati in sospeso dalla riforma delle pensioni. La questione “esodati” è una delle pagine più incredibili scritte nei rapporti sociali italiani: dietro a una parola “enigmatica” (se non incomprensibile) si nasconde il dramma di tante famiglie. L’ubriacatura da emergenza-spread ha lasciato passare una norma scioccante, che mina le basi della credibilità dello Stato.
La domanda principale da porsi è: chi sono gli esodati? In sintesi si tratta di lavoratori “incentivati” a licenziarsi dopo aver stipulato l’accordo con l’aziendale per andare in pensione nei tempi stabiliti dalla legge. Ma l’intervento del governo sul sistema previdenziale ha creato una voragine in cui sono stati inghiottiti tanti lavoratori che vedevano il traguardo della pensione ormai vicino. Ma “qualcuno” ha spostato la linea di quel traguardo, senza che nessuno battesse ciglio. L’approvazione della norma, difatti, non ha provocato furenti reazioni: c’è stata giusta qualche polemica e un generico “provvederemo a riparare all’errore”.
La questione è di grande rilievo anche sotto il profilo dell’immagine dello Stato. Un individuo vede annullato d’imperio un contratto sottoscritto. È un cambio di regole a partita in corso, che assomiglia molto al tentativo di barare. O peggio di agire con prepotenza. In una fase storica contraddistinta dalla richiesta di “sacrifici” ai cittadini, è doveroso mantenere le intese preesistenti. Inoltre, al di là dell’aspetto simbolico, va ricordato che gli “esodati” sono senza stipendio e con il rischio di dover cercare un nuovo lavoro per arrivare al pensionamento. Una missione impossibile, visto che molti hanno più di 55 anni e di certo poco appetibili per le aziende, e una condizione non certo invidiabile, a cui la politica deve porre rimedio. Per il bene dei cittadini, ma soprattutto per la credibilità delle Istituzioni.

(già su Sfera pubblica)

 

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