Il caso Orlandi tra letteratura e indagini. La Procura: “In Vaticano conoscono la verità”
Numerosi libri sul caso, sentenze messe in discussione, colpi di scena, clamori mediatici (di tanto in tanto). Tutto ciò rende comprensibile perché la vicenda del rapimento di Emanuela Orlandi sia argomento che appassiona i cittadini, quasi fosse un film lungo anni.
Nei giorni scorsi uno scambio epistolare tra l’ex sindaco di Roma, Walter Veltroni e il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, aveva acceso di nuovo le luci sulla storia. Anche se, allo stesso tempo, non aveva aggiunto nulla di particolarmente nuovo rispetto a quanto già non si sappia. L’unica novità, emersa lunedì in serata, riguarda la posizione dei pm che indagano sulla scomparsa della giovane cittadina vaticana avvenuta nel 1983. Secondo gli inquirenti non sussisterebbe più la necessità di aprire la tomba di Enrico De Pedis (che le cronache ricordano come uno dei capi della Banda della Magliana, ma che le sentenze hanno assolto pur tenendo ora presenti i racconti anche successivi di molti pentiti) all’interno della basilica di Sant’Apollinare in quanto si ritiene inverosimile che al suo interno vi i resti di un altro corpo. I pm, inoltre, hanno affermato che qualcuno in Vaticano sa cosa accadde quel giorno (era il 22 giugno). Fatto sta che il mix di storie intrecciate (malavita più o meno organizzata, testimonianze di vario tipo, presunti complotti nella Chiesa) hanno reso la vicenda appetibile anche da un punto di vista letterario. Tanti i libri scritti al riguardo, tante le versione dei fatti. Mentre ad anni di distanza ancora non si conoscono le sorti di Emanuela Orlandi.