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Usa 2012. La tripletta di Romney chiude la partita

di Antonio Caputo

Questa volta davvero: con il risultato messo a segno la scorsa notte, Mitt Romney, miliardario mormone, ed ex governatore del Massachusetts, agguanta, senza ormai più rischi, la pole position per la nomination repubblicana. Formalmente la matematica non ha ancora chiuso i conti, ma Santorum, suo avversario più accreditato, ormai non ha chances; ciò non significa che l’ex Senatore italo americano non possa ancora vincere in qualche altro Stato ma la partita si è ormai conclusa, con la vittoria del candidato moderato sull’alfiere della destra religiosa.
Procediamo con ordine; il mese di aprile si è aperto Sabato notte con il caucus, solo democratico, in Arizona: Obama correva senza avversari, ed ha racimolato tutti i delegati in palio.
La scorsa notte poi erano chiamati al voto per le primarie di entrambi i Partiti, due Stati (Maryland e Wisconsin) e la città di Washington/DC, Capitale Federale, incastonata tra Maryland e Virginia. Washington/DC non è uno Stato (infatti non ha Senatori o Deputati né Governatore) ma un Territorio sottoposto all’amministrazione federale (e come altri Territori – es. Portorico – invia un Delegato al Congresso, senza diritto di voto) che dal 1964 vota alle elezioni presidenziali come fosse uno Stato, col numero di delegati (3) cui avrebbe diritto se fosse uno Stato (numero che però, per Costituzione, non potrà in ogni caso esser superiore a quello dello Stato meno popolato).
Partiamo dal Maryland: nello Stato che ha per Capitale Annapolis, tra i Democratici Obama (vincitore già quattro anni fa) si aggiudica la vittoria con l’88.5% degli oltre 300.000 votanti; l’11,5% è un voto neutrale (uncommitted). Tra i Repubblicani, poco meno di 250.000 votanti (meno dei Democratici, Partito la cui nomination era già scontata: si tratta, d’altronde, di uno Stato a forte connotazione di sinistra, per la numerosa presenza afroamericana), e vittoria netta per Romney, al 49.1%, con oltre 20 punti di distacco su Santorum, il quale non va oltre il 28.9; terzo Gingrich, al 10.9, tallonato da Paul, al 9.5%. Qualche voto, infine, anche per i già ritirati Huntsmann e Perry (attorno al mezzo punto a testa) e per due candidati minori, Roemer, e Karger (mezzo punto in due). A Romney il voto anziano, a Santorum quello giovanile; testa a testa tra gli evangelici e tra i conservatori; con l’ex Governatore del Massachusetts, moderati, progressisti e cattolici. Territorialmente la prevalenza di Romney è uniforme (22 contee su 24 con lui; solo due con Santorum), ed è più marcata nelle aree metropolitane di Washington/DC e di Baltimora, ma non a Baltimora città, dove tanto Romney, comunque vincitore, quanto Santorum, sono più deboli che nel resto dello Stato, a beneficio del libertario Paul.
Passiamo alla nerissima (nel senso di afroamericana) città di Washington/DC: tra i Democratici, Obama (trionfatore quattro anni fa contro Hillary) ottiene il 98% degli oltre 50000 voti, a fronte di un 2% neutrale. Tra i (pochi) Repubblicani, Mitt Romney sbanca, col 70.2%. Assente Santorum, nella progressistissima Capitale, il libertario Paul si piazza secondo, al 12%, superando Gingrich, terzo, col 10.7; a chiudere il già ritirato John Huntsmann, progressista, ex Governatore dello Utah, che racimola il 7%.
Il voto più atteso era in Wisconsin, nel Midwest, dove sembrava esserci qualche incertezza alla vigilia tra i Repubblicani: la vittoria più significativa, anche se di misura, Romney la mette a segno proprio in questo Stato.
Tra i Democratici, ad Obama il 98% dei voti (300.000 circa); un 2% è neutrale. In campo repubblicano, dicevamo, il risultato più atteso: a scrutinio non ancora ultimato, l’ex Governatore del Massachusetts fa suo il 43% circa dei quasi 750.000 votanti; Santorum è attorno al 37; al terzo posto Ron Paul (12%) che doppia Gingrich (6%); quasi un punto a testa ai già ritirati Bachmann ed Huntsmann, e mezzo punto di voto neutrale. Romney vince tra gli anziani; testa a testa tra i giovani; a Santorum gli evangelici, i cattolici con Romney, che fa suo il voto di moderati e progressisti; conservatori divisi; da segnalare un 11% di Democratici, che ha votato in gran parte per Santorum, allo scopo di spingere il candidato più conservatore, per spianare ad Obama la strada al centro, in vista delle presidenziali vere e proprie. Territorialmente, si verifica la classica spaccatura: col miliardario mormone le aree metropolitane (la Capitale Madison, e soprattutto città ed hinterland di Milwaukee, ultima propaggine nord della megalopoli di Chicago); col cattolico conservatore le zone rurali, vastissime ma meno popolate.
Nonostante la sconfitta, Santorum non si ritira, dichiarando che resta ancora da assegnare la metà dei delegati: tecnicamente è così, ma molti di quei delegati li assegneranno Stati progressisti, quali quelli del Nordest, New York su tutti, o come la California, competizioni dove Romney è strafavorito; Santorum potrebbe aggiudicarsi la sua Pennsylvania, o il pesantissimo (in termini di delegati) Texas e qualche altra partita al Sud, ma non potrà ormai più sbarrare il passo all’ex Governatore del Massachusetts.

 

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