Riforme. Come cambiano le Province
Le Province non verranno abolite, ma in compenso cambia la legge elettorale che, secondo le stime del governo, permetterà di risparmiare ingenti somme. Venerdì scorso il Consiglio dei ministri ha infatti approvato in via definitiva, su proposta del ministro dell’Interno, il disegno di legge che disciplina le modalità di elezione di secondo grado dei Consigli e dei presidenti della Provincia. Il risparmio atteso dal nuovo sistema, si legge nella nota di Palazzo Chigi, è di 120 milioni di euro per lo Stato e di circa 199 milioni di euro per le Province per un totale, quindi, di 320 milioni.
Ma in che modo verranno eletti i presidenti di Provincia? A sceglierli saranno i sindaci. Il nuovo “modello elettorale provinciale” è di tipo proporzionale, fra liste concorrenti, senza la previsione di soglie di sbarramento e di premi di maggioranza.
Gli elementi che lo caratterizzano sono: 1) elezione contestuale del Consiglio provinciale e del suo Presidente; 2) elettorato passivo riservato ai sindaci e consiglieri in carica al momento della presentazione delle liste e della proclamazione; 3) ciascuna candidatura alla carica di presidente della Provincia è collegata a una lista di candidati al Consiglio provinciale; 4) i votanti possono esprimere fino a due preferenze: se decidono di esprimere la seconda preferenza, una delle due deve riguardare un candidato del Comune capoluogo o di sesso diverso da quello a cui è destinata la prima preferenza; 5) è proclamato presidente della Provincia il candidato che ottiene il maggior numero di voti. In caso di parità si prevede il ballottaggio. In caso di ulteriore parità è eletto il più anziano d’età; 6) le cariche di presidente e consigliere provinciale sono compatibili con quelle di sindaco e consigliere comunale. È però vietato il cumulo degli emolumenti.
Tra i contrari alla riforma, il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, secondo il quale in questo modo gli enti funzioneranno peggio. “Si voleva a parole semplificare lo Stato – ha commentato Zingaretti –, invece si toglie semplicemente ai cittadini il diritto di eleggere chi gestirà milioni e milioni di euro e lo si consegna a un meccanismo di elezione, o sarebbe meglio dire di nomina, di secondo livello, cioè a quanto di più oscuro produce la cattiva politica”. Ma sarebbe meglio dire che a protestare è l’Upi all’unanimità.
In sostanza saranno gli stessi consiglieri comunali a poter essere eletti nei nuovi Consigli provinciali che saranno decisamente dimezzati rispetto a come si presentano oggi. I Consigli saranno così composti da un minimo di dieci a un massimo di sedici componenti. Nelle intenzioni del governo, inoltre, c’è anche quella di accorpare alcune Province. Basti pensare che dal 1948, quando erano “solo” 70, si è passati alle attuali 107.