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La cultura americana a Firenze

di Stefano Di Rienzo

Attualmente nella sede prestigiosa di Palazzo Strozzi a Firenze si sta tenendo una mostra dal titolo “Americani a Firenze. Sargent e gli impressionisti del Nuovo Mondo”, (3 marzo 2012-15 luglio 2012) organizzata dalla fondazione Palazzo Strozzi e curata da Francesca Bardazzi e Carlo Sisi.
L’esposizione è stata organizzata in occasione del quinto centenario della morte di Amerigo Vespucci che ricorre quest’anno. Firenze che ha dato i natali all’esploratore, vuole celebrare i forti legami tra vecchio e nuovo continente illustrando la cerchia cosmopolita che legò la città al Nuovo Mondo e che trasmise in America cultura e raffinatezza europea.
L’esposizione vuole indagare il rapporto dei pittori impressionisti americani con l’Italia ma in particolar modo con Firenze a partire dagli ultimi decenni del XIX sec. fino ai primi del XX sec. Il flusso di artisti americani verso l’Europa ebbe un notevole incremento dopo la fine della Guerra di Secessione nel 1865 e fu costante fino all’inizio del Novecento, centinaia di pittori approdarono a Parigi e in Francia, altri studiavano in Germania, in Inghilterra, Olanda e Spagna.
L’Italia rappresentava un polo di attrazione irrinunciabile per ciascuno di essi, Firenze, Venezia, Roma erano al centro del Gran Tour, ed erano luoghi in cui l’antichità svolgeva un ruolo fondamentale da coloro che volevano studiare e conoscere l’arte del passato oltre ad esercitare un forte fascino per il clima, il paesaggio, la gente, l’atmosfera. Il paesaggio fiorentino con colline, ville, giardini e oliveti dette vita a opere originali diffondendo al di la dell’Atlantico quella magnificenza di colori e di luce mediterranea che hanno contribuito a incrementare nell’immaginario americano il mito della Toscana e dell’Italia.
Per la prima volta, dopo le recenti mostre tenute in Inghilterra e in Francia in cui si è esplorato il rapporto degli artisti americani con quei paesi, saranno esposte le opere dei pittori americani che accolsero il linguaggio impressionista e che soggiornarono in Italia o che pur non aderendo in maniera esplicita al nuovo linguaggio furono i maestri fondamentali per la generazione dei più giovani: Winslow Homer, William Morris Hunt, John La Farge, Thomas Eakins. Seguiranno i grandi precursori dell’impressionismo americano come John Singer Sargent, “Signore in Giardino” (1946), “La Camera d’Albergo”(1904-1906), Mary Cassatt “Ritratto di Alexander J. Cassat e di suo figlio Robert Kelso Cassat” (1884), James Abbott McNeill Whistler, che vantavano una forte componente cosmopolita.
Il cuore della mostra è rappresentato da alcuni esponenti del gruppo impressionista americano i “Ten America Painters”: William Merrit Chase, John Henry Twachman, Frederick Childe Hassam. Anche Franck Duveneck “I Ponti: Firenze” (1880), ebbe un ruolo importante per le relazioni fra artisti americani e locali, riunendo intorno a sé una scuola, i così detti “Duveneck boys“, fra cui la moglie Elisabeth Boott e il pittore Joseph Rodefer De Camp. Le loro opere dialogano con quelle dei pittori fiorentini e toscani che più si avvicinarono alla maniera sofisticata e ricca di suggestioni letterarie promossa dai circoli più esclusivi di quella colonia internazionale tra questi: Telemaco Signorini, Vittorio Corcos, Michele Gordigiani e toscano naturalizzato Giovanni Boldini. La vita e l’attività degli americani a Firenze si intreccia con quella di intellettuali, collezionisti, scrittori, critici d’arte loro connazionali, con i quali talvolta avevano già avuto rapporti in patria: Gertrude Stein, Mabel Dodge, Bernard Berenson, i fratelli Henry e William James, Egisto Fabbri e la sua famiglia (le sorelle Ernestine pittrice e Cora poetessa) Mabel Hooper La Farge, Bancel La Farge, Charles Loeser, Edith Wharton. Queste colonie americane in Italia, pur vivendo piuttosto isolate dalla popolazione locale, recepirono la lezione della più moderna pittura italiana contemporanea ed ebbero un certo impatto su artisti e intellettuali italiani locali, anche perché introdussero stili di vita raffinati e cosmopoliti, e relativamente alle donne atteggiamenti più liberi e spregiudicati.
Nella mostra sono presenti anche ritratti femminili di grande qualità in cui la donna diventa il simbolo della moderna nazione americana: giovani, adolescenti o addirittura bambine spesso vestite di bianco incarnano la purezza e le speranze di un’intera nazione. Il tema del ritratto femminile si ricollega all’attività delle pittrici d’oltreoceano, molto più emancipate delle coetanee francesi ed europee in genere. Le più intraprendenti giunsero in Europa e contribuirono agli scambi fra il loro paese e il vecchio continente tornando a casa con un ricco bagaglio di esperienze, un esempio fra tutte Mary Cassatt. In Europa la pittura per le donne era considerata un passatempo, invece negli Stati Uniti le donne furono ammesse già dal 1860 a frequentare le accademie al pari dei colleghi maschi, mentre in Francia, Italia, Germania, Inghilterra ecc. furono costrette ancora per molto tempo a iscriversi a scuole private poiché le scuole pubbliche restarono a lungo interdette alle donne perché si sosteneva che il loro ingresso avrebbe portato una promiscuità dei due sessi eticamente intollerabile.
Numerosi sono i percorsi e gli itinerari tematici tra arte, storia e letteratura per scoprire all’interno della città di Firenze e nei dintorni, le dimore, i punti di incontro e i luoghi in cui vissero gli artisti americani.
La mostra si divide in sei sezioni e comprende opere originali e fino ad oggi poco note in Italia.
La mostra si apre su una sezione incentrata sui luoghi in cui si svolgeva la vita degli americani a Firenze. “La Camera d’Albergo” (1904-1906) di Sargent è un dipinto rappresentativo del primo impatto con la città: la tappa obbligata in un albergo del centro per avere il tempo di dare uno sguardo alla città e cercare una sistemazione più consona lontana dal degrado e dalla confusione metropolitana.
La seconda sezione è una galleria di autoritratti e ritratti con i protagonisti della mostra: sono gli artisti americani che soggiornarono a Firenze portando le esperienze fatte prima in patria e poi in altri centri europei (Parigi, Dusseldorf, Monaco di Baviera) e nei luoghi tours del vecchio continente (Spagna, Inghilterra, Olanda) o in città italiane (Venezia, Roma, Napoli, più raramente il sud della penisola). Molti fecero l’intera trafila di queste esperienze, altri solo certe tappe.
La terza sezione è l’approfondimento di alcuni temi proposti nella mostra “Cézanne a Firenze. Due collezionisti e la mostra sull’impressionismo del 1910” (Palazzo Strozzi 2007). In essa si è voluta ricreare il tema spirituale e intellettuale che caratterizzava l’ambiente di Egisto Fabbri, un pittore italo-americano esemplare per altri circoli americani in città ma famoso per essere uno dei primi collezionisti di Cézanne.
La quarta sezione si apre con i panorami della città di Firenze per allargare poi la visione alla campagna dei dintorni di Firenze fino ai luoghi della regione Toscana che furono i più amati dagli artisti americani come ad esempio le cave di Carrara e i giardini delle ville lucchesi immortalati dagli acquerelli di Sargent.
La quinta sezione evoca il culto del Rinascimento celebrato con particolare devozione dalla colonia anglosassone, in cui viene esposto lo studio della “Notte” di Michelangelo del giovane Sargent come prova della fortuna di quel soggetto nella cultura letteraria e artistica americana.
L’ultima sezione della mostra fa compiere al visitatore il percorso inverso: un salto al dì la dell’Atlantico al seguito degli artisti americani che dopo aver viaggiato in lungo e in largo per l’Europa e l’Italia tornano a casa con un ricco bagaglio di esperienze e entusiasmi.
I quadri esposti sono quasi tutti realizzati da artisti che dipinsero Firenze e la Toscana e che una volta rimpatriati si formarono con una carriera accreditata dalle esperienze fatte nel vecchio continente.

 

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