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Il suicidio in Italia al tempo della crisi

di Matteo Romani

La crisi economica che da anni ormai insiste nel penalizzare il nostro sistema economico incide fortemente anche sul tasso di suicidi annuali. Questo, in sintesi, il dato che emerge dal Secondo rapporto Eures Il suicidio in Italia al tempo della crisi.
Secondo lo studio infatti, nel 2010 si sono registrati 352 suicidi tra i disoccupati e 336 fra gli imprenditori, in particolare artigiani e commercianti.
Numeri drammatici, peraltro in netto aumento rispetto al 2009 e agli anni precedenti, che spingono il rapporto a definire “molto alto il rischio suicidario” proprio tra coloro che sono più degli altri esposti alla crisi economica. In totale sono 3.048 le persone che si sono tolte la vita nel 2010, con ben 192 casi tra artigiani e commercianti e 144 tra imprenditori e liberi professionisti. A togliersi la vita soprattutto uomini, il 90% circa. A rischio sarebbero principalmente gli artigiani e gli imprenditori come detto, meno i lavoratori dipendenti. Border line anche gli esodati, mentre pensionati, casalinghe e studenti sono categorie più “sicure”. Tra le motivazioni che spingono sempre più imprenditori a compiere il gesto estremo ci sarebbero la instabilità dei mercati, il ritardo nei pagamenti (soprattutto quelli che dovrebbero provenire dalla pubblica amministrazione) e la difficoltà nell’accesso al credito.
Rispetto al 2009 il numero complessivo dei suicidi ha fatto registrare un aumento del 2,1%, colpendo in maniera particolare la popolazione maschile. Tra gli uomini infatti il rischio di togliersi la vita è quattro volte superiore rispetto alle donne. Nel Nord si è registrato l’aumento maggiore di suicidi, soprattutto in Lombardia, seguita dal Veneto e dall’Emilia Romagna. Zone ad alta densità industriale, quasi a voler ricordare che la crisi colpisce in primis le piccole e medie imprese.

 

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