Editoria. I lettori preferiscono il web
Crescono i lettori di giornali e periodici in Italia, ma crescono ancor di più coloro che preferiscono il web ai tradizionali media cartacei. E’ questo, in estrema sintesi, il dato forse più interessante del rapporto Fieg (Federazione Italiana Editori di Giornali) sullo stato della stampa nel nostro paese nel biennio 2009-2011.
In particolare “tra il 2009 e il 2011, il numero complessivo di utenti attivi sul web in un giorno medio è passato da 10,4 a 13,1 milioni, con un incremento del 26% – si legge nel rapporto – in parallelo, il numero degli utenti di siti web di quotidiani in un giorno medio è passato da 4 a 6 milioni, con un incremento del 50%. La percentuale di utenti di siti web di quotidiani sul totale dell’utenza nel giorno medio era del 38,3% nel 2009; nel 2011 è salita al 46,8% e, verosimilmente, quest’anno supererà la soglia del 50%”.
Lettori in aumento anche nei quotidiani (più 1,8%) e, in maniera più tenue, nei periodici (più 0,2%). Ad un incremento del numero dei lettori non corrisponde però un aumento delle vendite che anzi, fanno registrare un brusco calo.
Per quanto concerne la pubblicità “nel 2011 i quotidiani a pagamento hanno subito una flessione del 6,2%, i quotidiani free addirittura del 22,4%; i periodici del 3,6%. In termini di incidenza, la stampa nel complesso ha subito un’ulteriore erosione della sua quota di mercato: dal 25,4 al 24,7%”.
Male anche i ricavi. Oltre a quelli derivanti dalla pubblicità si registra una significativa diminuzione dei ricavi dalle vendite in abbonamento. In attivo quelli derivanti da attività connesse al web anche se la loro incidenza è piuttosto limitata.
A destare grande preoccupazione poi c’è la condizione dei lavoratori del settore: “L’occupazione poligrafica e quella giornalistica sono in forte flessione. Nel 2010 e nel 2011, i poligrafici sono diminuiti dell’8,2 e del 3,7%; i giornalisti del 4,4 e del 6,1%. Nel 2011, i giornalisti occupati dei quotidiani sono diminuiti del 7,2% e quelli occupati nei periodici del 4,3%”. Numeri che non fanno che confermare, qualora ce ne fosse bisogno, come la crisi si faccia pesantemente sentire in tutti i settori, anche in quello dell’editoria.