Lavoro. L’esercito degli inattivi | T-Mag | il magazine di Tecnè

Lavoro. L’esercito degli inattivi

E’ un esercito. Sono le persone che non cercano lavoro, ma sono disponibili a lavorare. Nel 2011, rileva l’Istat, gli inattivi sono 2 milioni 897 mila (+4,8%, pari a 133 mila unità in più su base annua), raggiungono il livello più elevato dal 2004. In percentuale delle forze di lavoro si passa dall’11,1% del 2010 all’11,6% del 2011. In questo contesto, il divario di genere continua a rimanere elevato. Nella media dello scorso anno, le donne che appartengono a questo gruppo di inattivi corrispondono al 16,8% delle forze di lavoro femminili, a fronte del 7,9 % degli uomini.
Continua anche la crescita dei 15-24enni che non cercano lavoro ma sono in ogni caso disponibili a lavorare: dal 30,9% delle forze di lavoro giovanili del 2010 al 33,9% del 2011. D’altro canto, gli individui che non cercano ma vorrebbero comunque lavorare equivalgono nel Mezzogiorno a circa un quarto delle forze di lavoro, un risultato di oltre sei volte superiore a quello del Nord. Con riguardo ai giovani e al Mezzogiorno, i fenomeni di crescente disagio manifestati da questo gruppo di inattivi si accompagnano a quelli particolarmente ampi rappresentati dai relativi tassi di disoccupazione.
Rispetto al 2010 è andata rafforzandosi la presenza degli uomini che non hanno cercato un impiego (nelle quattro settimane che precedono quella di riferimento), ma che desiderano e sono disponibili a lavorare. In ogni caso, come lo scorso anno, sei ogni dieci inattivi di questo gruppo sono donne.
Nel complesso, il 42,6% (circa 1,2 milioni di unità) degli individui classificati tra gli inattivi che non cercano lavoro ma sono disponibili dichiara di aver rinunciato a cercare lavoro perché ritiene di non trovarlo. Lo scoraggiamento interessa in misura consistente sia gli uomini sia le donne. L’incidenza degli scoraggiati sale fino al 47% nelle regioni meridionali, in cui alle minori opportunità d’impiego si affianca una maggiore sfiducia nella possibilità di trovare e mantenere un’occupazione. D’altra parte, la mancanza di competenze specifiche da spendere sul mercato del lavoro alimenta un atteggiamento di rinuncia alla ricerca attiva: nel gruppo degli inattivi disponibili, gli scoraggiati sono la metà tra coloro che hanno conseguito al massimo la licenza media, un quinto tra i laureati.
Oltre allo scoraggiamento, la cura dei figli e/o dei familiari rappresenta per la componente femminile il motivo più significativo della mancata ricerca del lavoro, interessando una donna su cinque. Riguardo alla componente maschile rimane, invece, rilevante l’atteggiamento di attesa dei risultati di passate azioni di ricerca.
La distinzione tra disoccupati e coloro che non cercano attivamente un’occupazione si attenua analizzando la condizione professionale dichiarata dai soggetti. Tre individui su cinque tra quelli che non hanno cercato un impiego, anche se disponibili, si dichiarano in cerca di occupazione. Il limite temporale delle quattro settimane nelle quali svolgere un’azione di ricerca – una delle condizioni ILO per essere classificato disoccupato – non modifica, dunque, la percezione degli individui che nella gran parte, si sentono disoccupati. L’incidenza di chi si considera in cerca di occupazione raggiunge l’83% tra gli uomini mentre tra le donne si riduce al 49% del totale. Una parte altrettanto significativa di donne si dichiara casalinga (il 42% nel 2011).

Nel 2011, gli inattivi che cercano attivamente un impiego ma non sono subito disponibili a lavorare sono pari a 121 mila unità e corrispondono allo 0,5% delle forze di lavoro. Storicamente questo gruppo è di scarsa numerosità rimanendo sempre al di sotto dell’1% delle forze di lavoro sia nella componente maschile sia in quella femminile. Anche riguardo ai giovani (15-24 anni) si tratta nella media del 2011 dell’1,5% delle corrispondenti forze di lavoro.
I due terzi degli individui che hanno concretamente cercato un lavoro (nelle quattro settimane precedenti l’intervista) ma non sono subito disponibili a lavorare si dichiarano in cerca di un impiego, ossia alla ricerca di un nuovo o di un primo impiego. Tra gli uomini la percezione della propria condizione lavorativa come quella di disoccupato aumenta fino al 73%; tra le donne l’incidenza è del 63% mentre il 19% si dichiara casalinga.
Lo studio rappresenta la principale ragione della mancata disponibilità da parte dei giovani che cercano lavoro; i motivi personali e familiari danno invece conto della mancata disponibilità delle classi più adulte.

Nel 2011, rileva sempre l’Istat, i sottoccupati part time sono pari a 451 mila unità (+3,9% rispetto al 2010) e rappresentano l’1,8% delle forze di lavoro. L’incidenza più contenuta per gli uomini rispetto alle donne (nell’ordine 1,1% e 2,8%) riflette la maggiore diffusione dell’occupazione part time tra le lavoratrici. Il fenomeno della sottoccupazione coinvolge gli stranieri in misura più intensa degli italiani (4,7% delle forza lavoro in confronto all’1,5%).
In un contesto di crescita del numero di sottoccupati part time dalla seconda metà dello scorso decennio, emerge la più alta quota di sottoutilizzo delle donne, mentre almeno un sottoccupato ogni due ha tra 35 e 54 anni. D’altro canto, nelle aree del Nord, dove è maggiore lo sviluppo degli impieghi a orario ridotto, risiede quasi la metà dei sottoccupati.
Sebbene la più alta incidenza si trovi per i soggetti con un livello di istruzione non superiore al diploma di scuola media, nel 2011 aumenta il peso relativo dei laureati.
Il divario tra il numero di ore lavorate dai sottoccupati part time e quelle che avrebbero voluto svolgere è decisamente ampio. A fronte delle 17 ore lavorate, gli stessi soggetti desidererebbero lavorare in media 36 ore. In particolare, il 28% dei sottoccupati part time avrebbe voluto svolgere fino a 34 ore settimanali, mentre il restante 72% sarebbe stato disponibile a lavorare 35 ore o più.
Infine, nell’esperienza italiana, gran parte del part time è di tipo involontario, ossia svolto in mancanza di occasioni d’impiego a tempo pieno. Tra i sottoccupati part time quelli a carattere involontario sono nove ogni dieci.

 

Scrivi una replica

News

Mar Rosso, Bankitalia: «Effetto limitato sull’inflazione»

Secondo la Banca d’Italia «i rischi che il recente aumento dei costi di trasporto marittimo si traduca in forti pressioni inflattive in Europa appaiono al…

19 Apr 2024 / Nessun commento / Leggi tutto »

Conti pubblici, Giorgetti: «Lavoriamo per stabilità debito»

Riferendosi alle raccomandazioni fatte dal Fondo Monetario Internazionale all’Italia, riguardo la non sostenibilità dei conti pubblici e «la necessità di generare un aggiustamento credibile», il…

19 Apr 2024 / Nessun commento / Leggi tutto »

Medio Oriente, Israele ha attaccato l’Iran: colpita una base militare a Isfahan

Israele avrebbe risposto all’attacco dell’Iran, realizzato tra sabato e domenica con il lancio di centinaia di droni e missili, lanciati per la prima volta dal…

19 Apr 2024 / Nessun commento / Leggi tutto »

India, al via le elezioni: lunghe file ai seggi

Al via dalle 7, ora locale, alle elezioni indiane per il rinnovo della Lok Sabha, la Camera bassa del parlamento indiano, che determinerà il prossimo…

19 Apr 2024 / Nessun commento / Leggi tutto »
Testata registrata presso il tribunale di Roma, autorizzazione n. 34/2012 del 13 febbraio 2012
Edito da Tecnè S.r.l - Partita Iva: 07029641003
Accedi | Disegnato da Tecnè Italia