Il “pasticciaccio” dei ticket per i disoccupati
“Con riferimento alle notizie circa lo stop all’esenzione dal ticket sanitario per i disoccupati, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali precisa che ha già rilevato il refuso e pertanto dà assicurazione che ne farà oggetto di una proposta emendativa da presentare durante l’iter parlamentare del disegno di legge di riforma del mercato del lavoro”. Poche righe, uno striminzito comunicato stampa, con il quale il dicastero guidato da Elsa Fornero ha voluto fare chiarezza dopo le polemiche seguite all’accantonamento dell’esenzione dal ticket per gli inoccupati previsto dal ddl lavoro attualmente al vaglio del Senato. La notizia aveva avuto una grande eco, alimentata da feroci polemiche, critiche e prese di distanza. Alla fine dunque, la norma verrà ristabilita e qualcuno, magari con una certa soddisfazione unita ad un ghigno cinico, starà pensando che anche i tecnici sbagliano.
Andando nel dettaglio l’art. 64 del provvedimento semplicemente cancellava con un colpo di spugna i disoccupati dalla normativa relativa all’esenzione dal ticket. Stando alle indiscrezioni trapelate da Palazzo Madama e riportate da diversi organi di stampa, erano interessate le prestazioni di diagnostica strumentale e di laboratorio e delle altre prestazioni specialistiche, anche la fisiokinesiterapia e le cure termali. Non i medicinali la cui competenza sulle esenzioni è delle singole regioni.
Non appena divulgata la notizia erano immediatamente partite le condanne, specialmente provenienti dalle parti sociali. ”Si tratta di un’inaccettabile, quanto incomprensibile ingiustizia, un incredibile accanimento contro le persone più deboli, che il Parlamento ci aspettiamo abolisca immediatamente”, il commento di Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil, a cui aveva fatto immediatamente eco
Alla fine però, polemiche e sforzi giornalistici per ricostruire la vicenda e comprendere le sue reali dimensioni sono risultate inutili per il dietrofront del Governo grazie al quale i disoccupati continueranno a non pagare.
Attenzione, però, occorre fare chiarezza: non tutti i disoccupati, che appena qualche giorno fa l’Istat quantificava in cinque milioni, hanno diritto all’esenzione, ma solo una piccola parte. Per l’esattezza tutti coloro che hanno perso un lavoro da dipendente e si sono iscritti ad un centro di impiego. Altro limite è quello relativo al reddito che non deve superare gli 8.263,31 euro (si sfora fino a 11.326,05 con un coniuge, più 516,46 euro per ogni figlio).
Come detto dunque tutto resterà invariato, anche se qualcuno non sembra credere alla versione del ‘refuso’. “Sul ticket per i disoccupati il governo si è distinto ancora una volta per un pressapochismo indegno di celebrati supertecnici. Ci hanno provato di nuovo, come il peggior Berlusconi, ma hanno dovuto fare subito dietrofront per lo sdegno che hanno sollevato. Anche stavolta, però, la toppa è peggiore del buco” ha tuonato il capogruppo dell’Italia dei Valori al Senato, Felice Belisario, che poi ha aggiunto: “Per essere dei professori, Monti e i suoi ministri commettono un po’ troppi refusi. Questo è un errore da 4 in pagella e, cosa più grave, non è nemmeno il primo. Ci auguriamo che almeno sia l’ultimo, gli italiani meritano più rispetto”. A questo punto non ci resta che attendere, fiduciosi, l’emendamento correttivo. Chi vivrà vedrà.