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“L’Italia cambia strada”, la manifestazione di #salvaiciclisti

di Fabio Germani

Via dei Fori Imperiali gremiva di persone. E di biciclette. In tanti il 28 aprile hanno risposto all’appello di Salva i ciclisti che ha organizzato una manifestazione per chiedere alle istituzioni più tutele e maggiore sicurezza.
Per quanti sabato pomeriggio sono passati di lì, a Roma, lo scenario all’ombra del Colosseo appariva particolarmente suggestivo. Tutto ebbe inizio quando a febbraio il Times lanciò la campagna Cities fit for cycling dopo che una giornalista, investita da un camion mentre era in bici, entrò in coma. Perciò anche in Italia sulla scia di quanto stava avvenendo oltremanica fu proposta l’analoga iniziativa Salva i ciclisti. E dopo mesi di passaparola tra i blog e i social network è stato organizzato il primo raduno nazionale tra le rovine dell’antica Roma.
In quella via che riecheggia la storia a un certo punto i partecipanti si sono sdraiati per terra. Un gesto accompagnato da un minuto di silenzio, per ricordare le tante vittime degli incidenti stradali. Poi di nuovo in piedi, quando un bambino dal palco ha scandito lo slogan di giornata: “L’Italia cambia strada”.
Ogni anno nel nostro Paese muoiono circa 300 ciclisti, i dati ufficiali riferiscono di 2.556 vittime in dieci anni (il doppio del Regno Unito). Potrebbe tuttavia essere una cifra sottostimata. A detta dell’organizzazione, infatti, è più probabile che il numero esatto si aggiri attorno ai tremila casi.
L’appuntamento di sabato ha coinvolto in contemporanea Roma e Londra ed è stato l’occasione per ribadire la necessità di poche, ma chiare regole: gli autoarticolati che entrano in un centro urbano devono, per legge, essere dotati di sensori, allarmi sonori che segnalino la svolta, specchi supplementari e barre di sicurezza che evitino ai ciclisti di finire sotto le ruote; i 500 incroci più pericolosi del Paese devono essere individuati, ripensati e dotati di semafori preferenziali per i ciclisti e di specchi che permettano ai camionisti di vedere eventuali ciclisti presenti sul lato; dovrà essere condotta un’indagine nazionale per determinare quante persone vanno in bicicletta in Italia e quanti ciclisti vengono uccisi o feriti; il 2% del budget dell’Anas dovrà essere destinato alla creazione di piste ciclabili di nuova generazione; la formazione di ciclisti e autisti deve essere migliorata e la sicurezza dei ciclisti deve diventare una parte fondamentale dei test di guida; 30 km/h deve essere il limite di velocità massima nelle aree residenziali sprovviste di piste ciclabili; i privati devono essere invitati a sponsorizzare la creazione di piste ciclabili e superstrade ciclabili prendendo ad esempio lo schema di noleggio bici londinese sponsorizzato dalla Barclays; ogni città deve nominare un commissario alla ciclabilità per promuovere le riforme.
“È giunto il momento – si legge sui volantini distribuiti dagli organizzatori durante la manifestazione – di riconoscere, ad ogni livello amministrativo e politico, la ciclabilità non solo come parte integrante della moderna mobilità quotidiana ma come l’unica soluzione efficace e a impatto zero per gli spostamenti cittadini personali su mezzo privato. Deve essere riconosciuto l’elevato valore sociale della mobilità ciclistica […]. La sicurezza delle persone che scelgono di spostarsi in bici deve essere considerata una priorità, da raggiungere soprattutto e in prima battuta attraverso la limitazione e la moderazione del traffico veicolare a motore […]”.
Secondo le stime Istat-Aci (2011) – rilevammo a febbraio su queste pagine – i sinistri stradali che coinvolgono le biciclette rappresentano il 3,9% del totale. Al primo posto figurano le autovetture (67,8%), poi i motocicli (13,2%), gli autocarri o motoccarri (6,9%) e i ciclomotori (5,6%). Nonostante gli incidenti con le due ruote siano inferiori in termini percentuali di quelli con le automobili, il tasso di mortalità è decisamente superiore.

 

1 Commento per ““L’Italia cambia strada”, la manifestazione di #salvaiciclisti”

  1. […] alcuni esponenti dell’associazione. Il 28 aprile, nel centro di Roma, è stato organizzato il primo raduno nazionale. Ora gli Stati generali produrranno un Libro di Impegni, catalogati secondo il costo e il termine. […]

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