Francia 2012, il confronto televisivo tra Nicolas Sarkozy e François Hollande
Il dibattito televisivo di mercoledì sera che precede il ballottaggio tra Nicolas Sarkozy e lo sfidante socialista François Hollande ha decretato a vittoria ai punti del secondo.
Hollande è apparso sicuro della vittoria, Sarkozy al contrario si è mostrato sulla difensiva consapevole dello svantaggio accumulato in queste settimane.
E’ stato un duello piuttosto acceso con i due che si sono accusati reciprocamente e più volte di mentire, specie quando Hollande ha tentato di incalzare Sarkozy sulla disoccupazione che in Francia ha raggiunto il 10%. Sarkozyy ha respinto al mittente l’accusa, sostenendo che il tasso di disoccupazione è cresciuto meno che in altri Paesi dell’eurozona, Germania esclusa. E a proposito di Germania è qui che Sarkò ha sferrato l’attacco nei confronti del rivale, asserendo che il Paese della cancelliera Merkel è cresciuto proprio grazie a politiche contrarie a quelle proposte dai socialisti.
Da par suo Hollande ha promesso una giustizia su vari livelli, pretesto che gli ha dato il la per accusare Sarkozy di avere diviso la Francia. “Mi sono sempre preso le mie responsabilità”, ha replicato il presidente uscente specificando che è la crisi ad avere causato i divari con cui bisogna fare i conti.
“In questi cinque anni – ha poi concluso Sarkozy – ho esercitato la mia funzione con tutta la forza che avevo, talvolta ho sbagliato, ma il mondo si modifica a una velocità incredibile e non ci si deve basare sulle vecchie regole. Punterò su un modello di crescita basato sulla formazione professionale, sul know-how e sul cambiamento nella scuola”.
I media italiani hanno dato molto risalto ad un siparietto tra i due su Berlusconi. Hollande, fautore della crescita in Europa, ha elogiato Mario Monti pur ammettendo le diversità politiche e ricordato a Sarkozy “l’amico” Berlusconi. “No, non è un mio amico. Berlusconi è berlusconiano”, ha risposto però infastidito Sarkò.
Hollande ha promesso una squadra di governo composta per metà da uomini e per metà da donne e soprattutto ha garantito che non vi saranno conflitti di interesse tra i ministri.