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Almeno in Italia il voto di protesta non finisce ai neonazisti

di Stefano Iannaccone

Beppe Grillo esulta più di tutti dopo i risultati delle Amministrative. E gli italiani possono sorridere: il voto di protesta, in confronto a tante altre realtà europee, non ingrossa il consenso di partiti estremisti posti al limite del rispetto dei principi democratici. Il Movimento 5 Stelle, infatti, non propone figure inquietanti con croci celtiche o annunci di violente rivoluzioni: l’unico “pericolo”proviene dalla volontà di cambiare radicalmente il sistema politico-economico con la sollecitazione di maggiore partecipazione. Un progetto più che legittimo e pienamente rispettoso della democrazia.

Vittoria. Al di là delle analisi partigiane, il Movimento 5 Stelle si è aggiudicato la Palma d’Oro della tornata del 6-7 maggio, ponendosi come una forza politica che trascende l’immagine banale e stereotipata di un’organizzazione dedita solo alla protesta anti-politica. Beppe Grillo è peraltro molto abile a gestire i mezzi di comunicazione: la strategia della polemica dai toni forti rientra in una precisa strategia di conquista di visibilità. Nei fatti, però, i rappresentanti del Movimento sono persone miti, dall’approccio tutt’altro che volgare.

Consenso. La costruzione del consenso non è un fenomeno episodico. Il Movimento di Grillo parte dalla Rete, per ampliare la base di militanza, e poi riesce a radicarsi tra le persone comuni attraverso una concreta attività sul territorio. Anche il cittadino che non conosce i meandri di Internet, è un ‘obiettivo’ appetibile per i cosiddetti grillini. E proprio i candidati del M5S partono da un vantaggio incommensurabile: sono “volti nuovi” che si affacciano in politica. In un periodo di stanchezza verso i soliti noti, si tratta di un capitale immenso da gestire. A prescindere da qualsiasi programma.

 

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