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Il mito di Amore e Psiche dall’Antichità all’Ottocento

di Stefano Di Rienzo

Attualmente nella sede del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo a Roma si sta svolgendo una mostra dal titolo “La favola di Amore e Psiche” (dal 15 marzo 2012 al 10 giugno 2012).
L’esposizione nasce dalla collaborazione tra la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico-Artistico ed Etnoantropologico e del Polo Museale della città di Roma diretta da Rossella Vodret con Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico, che ha voluto dedicare al termine dei lavori di restauro del fregio di Perin del Vaga raffigurante la storia di “Amore e Psiche” una mostra incentrata su una delle favole più affascinanti dell’antichità e curata dal direttore del museo di Castel Sant’Angelo Maria Grazia Bernardini e per la parte archeologica da Marina Mattei, curatore, archeologo dei Musei Capitolini.
Ricca di significati simbolici e affascinante per l’intensità dei sentimenti la Favola di Amore e Psiche narrata da Apuleio nell’Asino d’Oro ha ispirato straordinari capolavori dall’antichità fino ai nostri giorni con particolare concentrazione nei periodi di maggiore recupero della cultura classica cioè nell’alto Rinascimento e nel Neoclassicismo, ne è un esempio il ciclo di Raffaello nella Loggia della Farnesina voluta dal ricco banchiere Agostino Chigi, il ciclo di Giulio Romano a Palazzo Te a Mantova, lo stesso fregio di Perin del Vaga a Castel Sant’Angelo richiesto da Papa Paolo III. A ciò si aggiungono le sculture dello scultore Antonio Canova dedicate al mito di “Amore e Psiche”.
La favola che occupa gran parte del libro di Apuleio narra la storia della giovane Psiche ed Eros, dio greco dell’Amore figlio di Afrodite. Psiche, donna bellissima, suscitò in Afrodite una profonda gelosia tanto che la Dea ordinò a Eros di far nascere nel cuore della fanciulla l’amore per un uomo spregevole. Ma Eros appena vide Psiche se ne innamorò perdutamente la rapì e la condusse in un luogo incantato dove la sposò. Tutte le notti Eros si recava a trovarla intrattenendosi con lei fino all’alba, ma le aveva imposto una condizione: Psiche doveva ignorare la sua identità e se avesse cercato di contravvenire al suo volere sarebbe sparito per sempre. La curiosità ebbe il sopravvento nella fanciulla e una notte mentre Eros dormiva si avvicinò al suo letto con una lampada e guardò affascinata il bel viso del giovane, ma Psiche non si accorse che il lume che reggeva in mano si era inclinato ed era caduto una goccia di olio caldo che svegliò Eros. Constatando quella disubbidienza Eros immediatamente sparì e non tornò più. Il luogo dove si trovava Psiche perse di ogni seduzione e divenne improvvisamente brullo e arido, Psiche vagò a lungo disperata in cerca dell’amato finché Eros commosso ottenne da Zeus che la riconoscesse sua sposa e donasse anche a lei l’immortalità. Psiche in greco vuol dire “anima”, “soffio”, “respiro vitale” e la storia dell’anima umana che deve affrontare terribili traversie per giungere la sfera divina.
La favola di Apuleio offre più piani di lettura, può alludere al grande amore verso una donna per innalzarla all’Olimpo degli Dei (con questo significato è stata raffigurata nella Loggia di Psiche della Farnesina) o può riferirsi al travaglio dell’anima umana nel suo difficile percorso verso la spiritualità, a cui voleva sottintendere Paolo III nel fregio di Castel Sant’Angelo o ancora simboleggiare l’aspirazione all’immortalità.
L’esposizione, che prende avvio dal ciclo di Perin del Vaga che decora il fregio di una delle salette dell’appartamento di Paolo III a Castel Sant’Angelo, intende illustrare attraverso dipinti, disegni, sculture, incisioni e arazzi e terrecotte i patimenti dell’anima e le prove da superare alla ricerca di Amore divino.
L’esposizione si suddivide in quattro sezioni:
La prima sezione rappresenta le radici del mito, le personificazioni di Eros e Psiche, i patimenti dell’anima, la coppia divina, il bacio e la favola di Apuleio che indaga sull’origine del mito o meglio del concetto di Amore come perdita di sé per poi ritrovare una comune identità tra Psiche e Eros.
La seconda sezione rappresenta la fortuna della favola di Amore e Psiche nel Rinascimento dipinti, sculture, ceramiche, disegni, e incisioni, documentano la grande diffusione che ebbe il tema nella metà del Cinquecento soprattutto nei grandi cicli ad affresco.
La terza sezione viene rappresentata la scena della lampada: il fascino irresistibile di Amore misterioso. In questa sezione si presentano le opere più importanti e significative del secolo XVII durante il quale vennero eseguite singole opere dedicate al mito e per lo più centrate sulla scoperta di Amore da parte di Psiche.
Nella quarta sezione viene rivissuto il revival romantico della favola nel Neoclassicismo che indaga il periodo tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento durante la quale la favola di Psiche ebbe nuovamente grandissima diffusione letteraria e figurativa.
E interessante constatare che attraverso la sintetica antologia di opere che attraversarono i secoli dall’antichità all’Ottocento come la lettura della favola di Apuleio cambia notevolmente riflettendo la temperie culturale dei vari periodi. Se nell’antichità Amore e Psiche sono due figure che si cercano, si torturano e si amano, nel Rinascimento la cultura umanistica vede nella favola il trionfo dell’amore coniugale e della purificazione dell’anima umana ed è interessata allo sviluppo narrativo della storia e di conseguenza si realizzano cicli ad affresco più o meno brevi ma che comunque ripropongono simbolicamente un cammino. Nel Seicento trionfa da una parte l’aspetto fiabesco, drammatico e avventuriero secondo lo spirito spettacolare e teatrale proprio della società seicentesca, dall’altro si afferma un fortissimo interesse centrato sulla scena della lampada per le forti implicazioni allegoriche e per la possibilità di giocare su scenografici effetti luministici provocati dalla lanterna che getta luce su un ambiente buio. Tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento quando riprende quasi con ossessione il mito del recupero di Psiche si assiste ad una rilettura delle opere dell’antichità per poi scivolare verso realizzazioni dall’accentuato tono nostalgico e melanconico per cui si moltiplicano le opere sul momento dell’abbandono, del sonno, del bacio.
L’esposizione presenta circa un centinaio di opere provenienti da musei italiani e stranieri tra le quali il gruppo di “Amore e Psiche” (1709) della Galleria degli Uffizi e il gruppo di “Amore e Psiche” (XVIII sec.) e “La Psiche Alata” (II sec. d.C.) dei Musei Capitolini, una serie di vasi, avori, terracotte provenienti dai musei italiani e greci, la serie completa di incisioni di Amore e Psiche del Maestro del Dado detto Bernardo Daddi della prima metà del Cinquecento, due disegni preparatori di Raffaello e Bottega per la Loggia di Psiche della Farnesina (1516-1517), “Psiche scopre Amore” (1589) di Jacopo Zucchi proveniente dalla Galleria Borghese, il gesso di Canova proveniente dalla Gipsoteca di Possagno raffigurante il gruppo stante di “Amore e Psiche” (1787) e il bozzetto originale di Canova per il famoso gruppo raffigurante il Bacio proveniente dal Museo Correr a Venezia.
Inoltre sarà presente in mostra la ripresa in 3D della Loggia di Psiche di Raffaello della Villa Farnesina realizzata dall’ENEA.

 

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