La nostra classe dirigente è la più vecchia d’Europa (dov’è la novità?)
Che la nostra società sia piuttosto gerontocratica non lo scopriamo oggi. E neppure che il nostro non sia un Paese per giovani. Spesso, però, sono concetti triti e ritriti al punto da apparire svuotati del loro significato più profondo. Diverso, invece, se si è al cospetto di dati inconfutabili. Come quelli presentati dalla Coldiretti in collaborazione con l’Università della Calabria.
La classe dirigente in Italia ha in media 59 anni. L’età media degli esponenti di governo è di 64 anni, del Senato 57, della Camera 54 (c’è un solo deputato under 30, sotto i 40 anni sono 47). Nel sistema bancario, tra amministratori delegati e presidenti di istituti, si raggiungono mediamente tra i 67 anni di età, come tra i vescovi. Poi i professori universitari (63 anni) e i dirigenti delle partecipate statali (61 anni).
Si scende, ma neanche troppo, tra coloro che vantano ruoli di rappresentanza nelle imprese, nell’industria e nel commercio (59 anni) e tra i direttori generali della pubblica amministrazione nonché tra i rappresentanti dei sindacati dei lavoratori (57 anni). L’età media si abbassa ancora un po’ tra i manager delle aziende quotate in Borsa (in questo caso si arriva a 53 anni).
Nel dettaglio, il governo è composto dal presidente del Consiglio, Mario Monti, il quale ha 69 anni. I ministri più giovani, che sono Renato Balduzzi e Filippo Patroni Griffi, hanno 57 anni. Eventuali paragoni con i capi di governo o di Stato di altri Paesi (i vari Cameron, Zapatero, Obama, ma anche Blair a suo tempo) è forse stavolta ingenerosa, non fosse per la composizione “tecnica” dell’esecutivo. Ma è un dettaglio che non giustifica, sia chiaro. La nostra classe dirigente, viene specificato nello studio della Coldiretti, resta ad ogni modo la più vecchia dell’Unione europea.