Il problema corruzione in Italia
La giurisdizione italiana, scriveva Transparency International nel suo rapporto annuale sulla corruzione, presenta alcune lacune.
Era la fine del 2011, ma da allora ad oggi nulla è cambiato.
Il governo dell’epoca, quello guidato da Silvio Berlusconi, ha lasciato il posto all’esecutivo dei tecnici e del premier Mario Monti, ma detto questo, una parte del mondo politico italiano si mostra ancora restio ad adottare una legge che raccolga le raccomandazioni dei massimi organismi internazionali per combattere il fenomeno della corruzione.
A dir la verità, un ddl in tal senso esiste e due anni fa è stato anche approvato dal Senato, ma “la legge è ancora in discussione sia alla commissione Affari costituzionali sia alla commissione di Giustizia”. E lì, il ddl si è arenato, perché “le commissioni – spiegano quelli di Transparency International – hanno chiesto il parere di una commissione terza, la commissione bilancio, al fine di analizzare l’impatto della legge sul bilancio dello Stato”.
L’impatto che la corruzione ha sull’economia italiana, invece, è noto. In assenza di un ordinamento che contrasti il fenomeno, il nostro Paese, stima la Corte dei Conti, perde annualmente circa 60 miliardi di euro.
Tanti soldi che mostrano come l’Italia sia ancora lontana dal risolvere questo problema. Nei vent’anni successivi a Tangentopoli, ci si è limitati ad “aumentare la pena o alla costruzione di altri reati”, aveva fatto notare qualche mese fa il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino.
Ma Giampaolino non è l’unico a credere che il nostro Paese abbia fatto davvero poco.
Sui 182 Paesi inseriti nella lista stilata da Transparency International, l’Italia si colloca alla 69esima posizione. E in una classifica che va dalla nazione meno corrotta a quella dove questo fenomeno dilaga, essere intorno alla 70esima posizione non può rappresentare un motivo di vanto. Poco importa se si è lontani 113 posizioni dalla Corea del Nord ultima in classifica. Perché tra le grandi economie mondiali, solo Russia, Cina e India si sono piazzate peggio dell’Italia.