Speciale Cannes. La cronaca del quarto giorno
Giampiero Francesca
Dopo l’impegno dei giorni scorsi, le riflessioni sulla storia e le contraddizioni dei giorni d’oggi, decidiamo di lasciarci andare ad un sano di cinema di genere. Nel farlo però scegliamo volutamente di saltare la proiezione di mezzanotte del Dracula 3D di Dario Argento per dedicarci ad uno spettacolo eminentemente Made in USA; il western. Lawless di John Hillcoat ha infatti tutte le caratteristiche tradizionali del genere.
Presentato in concorso (ma forse più adatto ad una collocazione fuori concorso) il racconto delle imprese dei due fratelli Bondurant, piccoli gangster produttori di alcool al tempo del proibizionismo, è una divertente e rilassante parentesi di cinema disimpegnato, costruito su una solida struttura, con personaggio ben definiti e il giusto ritmo. Lawless non aggiunge nulla alla storia di questo genere, a metà fra il gangster movie e il western, ma ben rappresenta la capacità di molti cineasti americani di costruire racconti universali, scorrevoli e piacevoli. Ben interpretato, in particolare dalla stella in ascesa Shia Laboeuf, infarcito di piccoli tocchi di goliardica violenza è, senza dubbio, fin ora, l’unico film di puro intrattenimento presentato in concorso.
Prima di entrare alla proiezione serale di Amour di Micheal Haneke, palma d’oro per Il nastro bianco nel 2009, decidiamo di concederci una piccola deviazione per raggiungere la sala Debussy, dedicata alla sezione Un certami regard, per la proiezione di Antiviral di Brandon Cronemberg, figlio del più famoso David. Il cinema del giovane regista canadese sembra voler richiamare in continuazione l’opera del celeberrimo padre, riempiendo la sua pellicola di citazioni dalla Mosca a Videodrom. Il risultato però è alquanto opinabile, lento e di difficile visione, perso forse proprio nel tentino di imitare un regista affascinate e complesso come David Cronenberg (che presenterà in concorso la sua ultima fatica Cosmopolis). Fra i titoli più attesi della sezione, Antiviral, sembra invece l’emblema di un sezione da sempre ricca di piacevoli sorprese, ma che quest’anno appare, fin ora, sottotono.