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Vaticano e letteratura: tra misteri e lotte di potere

di Fabio Germani

Per adesso siamo a conoscenza di un nome: Paolo Gabriele. Di questo signore sappiamo che era, semplificando, il maggiordomo del Papa e che potrebbe essere stato lui, tra le altre cose, ad avere passato le carte al giornalista di Libero, Gianluigi Nuzzi, il quale nel libro Sua Santità ha raccontato dell’ingerenza del Vaticano su alcune questioni della politica italiana, come ad esempio un accordo tra Tremonti (all’epoca ministro dell’Economia) e Gotti Tedeschi (sfiduciato pochi giorni fa dal board dello Ior ufficialmente per non avere svolto il proprio dovere) al fine di evitare una multa sugli arretrati della tassa dell’Ici.
Nuzzi difende colui che è stato ribattezzato “il corvo” e in un’intervista a MicroMega ricorda che “il giornalista ha il dovere deontologico di rendere pubbliche le notizie che trova”. Tutto vero, ma quando di mezzo c’è la Chiesa si viene inghiottiti in un vortice di misteri che da secoli caratterizza la vita all’interno delle stanze vaticane. I bene informati, da sempre, raccontano storie di lotte intestine e di ambizioni al potere simili (se non del tutto uguali) a quelle narrate nei secoli scorsi e di cui la letteratura è piena. Così come di novelli Dan Brown è pieno il mondo. Ma in questo caso – e qui sta la ragione di Nuzzi – non siamo al cospetto di possibili rivelazioni che sconfesserebbero i dogmi della fede, semmai siamo dinanzi ad un’opera giornalistica che riferisce di carte personali e di documenti appartenuti a Benedetto XVI e di cui sarebbe opportuno essere a conoscenza.
E non sarebbe neppure la prima volta. Tanti misteri hanno avvolto, talvolta in seguito, altrettanti eventi mediatici: dal fin troppo breve pontificato di Papa Luciani arrivando agli intrecci tra lo Ior di Marcinkus e il Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, passando per le scomparse ad oggi ancora irrisolte (quella di Emanuela Orlandi su tutte) fino a giungere ai più recenti – giornalisticamente, almeno – casi di pedofilia all’interno della Chiesa cattolica, accuratamente nascosti e mai resi pubblici tramite un atteggiamento a dir poco omertoso di quanti nelle alte sfere “sapevano”. Dici Vaticano e sei pronto a scommettere che dietro ci sia chissà quale intrigo, un qualche complotto. Ormai non è più soltanto letteratura, è convinzione intrinseca. La Chiesa è alle prese con un periodo non proprio a lei favorevole. I fedeli si allontanano (su quest’ultimo aspetto, sociologicamente parlando, un articolo è decisamente insufficiente per una riflessione) e di certo queste vicende legate alla commistione tra potere (politico oltre che economico) e religione non aiutano.
Nelle ultime ore è stato spiegato che le indagini proseguono speditamente poiché la giurisdizione è vaticana. Si cercano complici di Paolo Gabriele, altri “corvi” per intenderci. Solo il Vaticano, adesso, può fare luce su quanto accaduto e tentare di offrire una spiegazione plausibile che gli permetta di uscire dal vortice del complottismo.
Di molte cose si era già al corrente, come ha ricordato qualche giorno fa l’Avvenire, il quotidiano della Cei. Il resto lo sapremo poi, anche se è presto per trarre conclusioni. Magari qualcuno ci scriverà un libro, a metà tra il racconto di queste giornate convulse e il romanzo. O magari capiremo che in fondo non c’è stato mai nulla di così misterioso. Oppure tutto cadrà nell’oblio. Ma non per questo i bene informati eviteranno illazioni o negheranno presunti complotti tra le mura leonine. E tra le smentite dei diretti interessati.

 

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