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Il viaggio del Papa a Milano nel momento della “prova”

di Antonio Caputo

Arriva in un momento assai difficile, sia nella vita della Chiesa, sia in quella personale del Papa, il viaggio del Santo Padre Benedetto XVI a Milano, in vista dell’Incontro Mondiale delle Famiglie (giunto alla VII edizione) in programma in questi giorni. L’appuntamento peraltro parrebbe messo a rischio dalle continue scosse sismiche che stanno investendo l’Emilia e che si percepiscono molto forti anche nel capoluogo lombardo, anche se il portavoce della Sala Stampa Vaticana, Padre Federico Lombardi, ha smentito tale eventualità, confermando, al momento, la visita del Pontefice. L’incontro che si svilupperà su più appuntamenti, in più giorni, vedrà il suo culmine nella Messa del Papa, che si terrà domenica 3, nell’area Parco Nord, a Bresso.
Il momento dicevamo è difficile per la Chiesa, che affronta in Occidente la crisi della Fede, sottolineata dallo stesso Benedetto XVI nei giorni scorsi, e si trova alle prese in Italia, con quella che lo stesso Padre Lombardi ha definito una “prova impegnativa”, che sta colpendo anche il Pontefice, dal punto di vista personale.
Occorre fare una quanto mai necessaria premessa: altra cosa è la Chiesa, intesa come Comunità dei Credenti, una istituzione divina, di tipo spirituale, altra cosa è la struttura burocratica, amministrativa e di governo, mediaticamente identificata come “il Vaticano”, oggetto delle cronache in questi giorni.
Il susseguirsi di avvenimenti, che sembrano una classica lotta “politica” ossia di potere, estranea, va detto, a tutto ciò che attiene alla sfera spirituale, inizia qualche anno fa, con la vicenda che colpì l’allora direttore dell’Avvenire, Dino Boffo, defenestrato, si è poi appreso, non tanto dal Giornale di Feltri, autore materiale dell’articolo durissimo di fine estate 2009, ma da chi passò quelle notizie al direttore del quotidiano milanese, si dice una fonte interna al Vaticano.
La cosa prosegue sottotraccia nel corso degli anni, ma emerge, come un fiume carsico, di tanto in tanto, in varie vicende, che fanno emergere l’isolamento del Papa all’interno della Curia, ad esempio sui vari “malintesi” (da Ratisbona, ai lefevriani, dall’intervista sull’uso del preservativo, durante il viaggio in Africa, a tanto altro), che hanno dato l’impressione di porre il Pontefice nell’occhio del ciclone, malintesi cui non sembrano estranei personaggi interni alla Curia che non amano il Papa.
Me è negli ultimi giorni che il clima si fa particolarmente velenoso, dapprima col passaggio di tutta una serie di carte riservate al giornalista di Libero, Gianluigi Nuzzi, che pubblica il libro – inchiesta, Sua Santità: le carte segrete di Benedetto XVI, vicenda che fa disporre un’inchiesta interna alla Curia, che porterà, venerdì scorso, all’arresto addirittura del maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele, per il trafugamento di documenti riservati del Pontefice.
In mezzo a tutto ciò si collocano il dimissionamento del presidente dello IOR, Ettore Gotti Tedeschi, per problemi sulla gestione dell’Istituto stesso e la polemica che ha coinvolto qualche settimana addietro ancora l’Avvenire, diretto da Marco Tarquinio, il quale ha sorprendentemente preso le parti di Enzo Bianchi, Priore di Bose, fautore di un neo modernismo, e, dal mio punto di vista inspiegabilmente, contro il già Decano di Filosofia dell’Università Lateranense, monsignor Antonio Livi, fautore, al contrario, del rispetto dell’autentica tradizione dottrinaria (cosa abbia spinto Avvenire a prendere posizione per Bianchi e contro Livi, non è dato saperlo, ma tant’è).
Cosa ci sia dietro a questo susseguirsi di vicende non è chiaro: in molti vociferano di una lotta intestina tra cardinali, e la cosa, se anche fosse, da un lato amareggia i fedeli e lo stesso Papa, ma dall’altro lascia indifferenti verso miserie umane che in alcun modo possono intaccare il messaggio di Cristo, su cui si fonda la Chiesa, istituzione spirituale; miserie che in forme e termini diversi sono sempre accadute ma alle quali la Chiesa è sempre sopravvissuta, e, sono convinto, sopravviverà anche stavolta.
Quel che addolora è il senso di solitudine e di isolamento cui è sottoposto il Papa, sollecitato addirittura di dimissioni da ambienti anche non ostili: la solitudine dei numeri primi si potrebbe dire. In ogni caso, dal venir fuori di tutte queste vicende non c’è nulla che intacchi l’integrità morale del Pontefice, il quale non ha motivo per dimettersi, anzi, proprio la sua integrità, di fronte alle frequenti infedeltà del mondo circostante, è un motivo in più per restare al suo posto.

 

2 Commenti per “Il viaggio del Papa a Milano nel momento della “prova””

  1. Alex

    Noi abbiamo fede se il papà dimostra prontezza e annulla il suo viaggio per dare il costo di tale alla gente colpito del terremoto. Una parola del Papa inoltre contro la parata militare per dare il costo di tale alla gente colpito del terremoto sarebbe una mossa giusta da fare. Nel 2012 abbiamo bisogno di fatti concreti non parole e teatro .

  2. Annullare il viaggio non ha molto senso: i costi della visita del Papa in sé, sono bassi e non potrebbe devolvere granché; l’evento che si celebra a Milano è internazionale, ed i costi complessivi saranno ampiamente ripagati dall’indotto (un po come, mi si passi il paragone, lo spettacolo di Fiorello: i costi per la RAI sono stati più che ripagati dagli introiti pubblicitari: non farlo sarebbe rinunciare ad un utile); diverso è il discorso sulla parata militare del 2 Giugno, per la quale però il Papa non può decidere nulla trattandosi di una decisione del Quirinale. Io sarei più che favorevole alla abolizione della parata, e non solo per quest’anno, visti i costi che ogni volta si devono affrontare.

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