La crisi secondo Einstein
Nell’editoriale di martedì, il direttore de La Stampa Mario Calabresi si è concentrato sulla contrapposizione giovani/vecchi, alla luce delle parole di Prandelli il giorno prima: “Non solo siamo ‘un Paese vecchio, con idee vecchie’, come ha detto Cesare Prandelli, siamo anche tanto affezionati al mondo che abbiamo dietro alle spalle da spendere la maggior parte del nostro tempo nel rimpianto invece che nella voglia di futuro e di cambiamento”.
Ripartire dai giovani e da quella voglia di futuro è stato dunque il suggerimento di Calabresi il quale ha avuto il merito – per così dire – di far tornare in auge citandolo nel suo articolo un pensiero di Albert Einstein raccolto nel libro Il mondo come io lo vedo citandolo nel suo articolo. Einstein, in soldoni, considerava la crisi una benedizione perché concede agli uomini la possibilità di elevarsi. La riflessione è stata ripresa un po’ ovunque nelle ultime ore tra blog e social network e appare – nella lucida analisi dello scienziato – quanto mai attuale e veritiera.
Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle nello stesso modo. La crisi è la miglior cosa che possa accadere a persone e interi paesi perché è proprio la crisi a portare il progresso. La creatività nasce dall’ansia, come il giorno nasce dalla notte oscura. E‘ nella crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato. Chi attribuisce le sue sconfitte e i suoi errori alla crisi, violenta il proprio talento e rispetta più i problemi che le soluzioni.
La vera crisi è la crisi dell’incompetenza. Lo sbaglio delle persone e dei paesi è la pigrizia nel trovare soluzioni. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è routine, una lenta agonia. Senza crisi non ci sono meriti. È nella crisi che il meglio di ognuno di noi affiora perché senza crisi qualsiasi vento è una carezza. Parlare di crisi è creare movimento; adagiarsi su di essa vuol dire esaltare il conformismo. Invece di questo, lavoriamo duro.
L’unica crisi minacciosa è la tragedia di non voler lottare per superarla.