Costa Concordia, le versione di Schettino: “Un incidente nautico è differente da un crimine”
“Un incidente banale, nel quale la fatalità ha trovato breccia proprio nell’interagire tra esseri umani. Si è creato, credo, di base, un malinteso e proprio per questo c’è la rabbia. È come se tutte le teste, compresi gli strumenti, fossero andate in black-out”. Francesco Schettino difende in questo modo il proprio operato da comandante della Costa Concordia durante l’intervista concessa a Quinta Colonna, programma di Canale 5, in onda martedì sera.
“È normale che io debba chiedere scusa a tutti e che mi senta le 32 vittime sulla coscienza”, ha detto Schettino dichiarandosi però lui stesso una vittima.
Schettino ha affermato di essere stato guidato da una “mano divina”, “nel senso che il fiuto, l’osservazione, l’essere attenti mi hanno fatto intuire un qualche cosa da compiere che era importante», tanto che «alla fine sono riuscito ad evitare l’impatto frontale”. E il ritardo nell’ordinare l’abbandono della nave, ha sostenuto Schettino, può essere annoverato in questo senso. “La nave – ha spiegato – stava andando a scarrocciare verso terra, quindi sarebbe stato un’imprudenza farla fermare. Se si ribaltava lì non so quante vittime ci sarebbero state”.
“Al carcere ci penso – ha poi detto Schettino -, ma un incidente nautico è differente da un crimine. Io non credo di aver commesso un crimine”.