Pd, l’assemblea della paura del nuovo
Primarie e diritti per le coppie gay. Il Partito democratico incespica su due temi fondamentali per il suo profilo identitario. L’ultima assemblea nazionale ha confermato, in via definitiva, che senza un cambiamento il Pd è destinato a naufragare nel corso della traversata che conduce alle elezioni del 2013. La strategia del segretario Bersani, infatti, continua a seguire il percorso del politichese anteposto alla chiarezza. Gli elettori italiani, non solo di centrosinistra, manifestano il desiderio di una visione priva di ambiguità, con parole d’ordine chiare e invece si ritrovano ad ascoltare cavillose affermazioni su alchimie di alleanze e ad accettare compromessi cervellotici su argomenti come i diritti civili.
Ritorno al Novecento. Gli ordini del giorno sulle primarie sono stati rimpallati dal muro della segreteria del Pd, d’intesa con la presidente dell’assemblea Rosy Bindi. La stessa decisione è stata assunta sul documento proposto per il riconoscimento del matrimoni gay. La posizione dei vertici democratici ha veicolato il concetto di una forza politica dotata di una struttura novecentesca, con i principali dirigenti che indicano il percorso anche negli organismi decisionali. Anche al costo di mettere al bando il voto in un partito che pure si chiama democratico.
Rinnovamento. I 30-40enni hanno tentato di introdurre un rinnovamento nel partito, seguendo una strategia ben precisa: proporre un’immagine dinamica del Pd, in grado di essere vicino al sentimento degli elettori. A partire da un loro coinvolgimento sul meccanismo delle primarie. Un messaggio diverso, che potrebbe sortire l’effetto di far crescere i consensi, grazie al mutamento di prospettiva politica. Invece la generazione di Renzi, Civati, Gozi è costretta a inseguire la possibilità di confronto ancora prima di poter sperare di guidare il partito.
(già su Sferapubblica)