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Le debolezze dei campioni

In poche ore si era già saputo chi fosse l’atleta escluso dal Coni nella spedizione olimpica di Londra 2012: Alex Schwazer. Il campione olimpico dei 50 km di marcia a Pechino lo ha ammesso conversando con l’Ansa: “Ho sbagliato io, la mia carriera è finita”. Un’ammissione da annoverare tra gli errori umani, l’eterno desiderio di primeggiare sempre e comunque: “Volevo essere più forte per questa Olimpiade, ho sbagliato”. Schwazer all’Olimpiade neppure prenderà parte in quanto positivo all’epo dopo un controllo antidoping effettuato il 30 luglio in Germania. La delegazione italiana ha appreso la notizia lunedì, mentre Morandi conquistava la medaglia di bronzo agli anelli e non ci ha pensato troppo su: l’atleta altoatesino non sarà tra gli azzurri di Londra, a maggior ragione perché campione olimpico e dunque personaggio che dovrebbe dare il buon esempio nel contrasto al doping.
In molti hanno sostenuto come la vicenda abbia offuscato la giornata ricca di medaglie per l’Italia (un oro con Campriani, un argento con Fabbrizi e infine il bronzo di Morandi). Eppure le Olimpiadi sono la vetrina ideale per tante individualità dello sport che, soprattutto in un Paese come l’Italia, restano altrimenti celate a causa del Dio Pallone. Per Schwazer Londra 2012 avrebbe potuto rappresentare il culmine di una carriera (ha 28 anni) tentando di bissare l’impresa del 2008. Ma dietro l’errore umano – l’eterno desiderio di primeggiare sempre e comunque – potrebbe nascondersi una personalità fragile che di certo non traspare negli spot pubblicitari a cui eravamo abituati. L’insicurezza di non poter continuare a vivere il sogno o chissà altro denota una debolezza comune non solo tra le persone “normali”, ma anche (e talvolta soprattutto) tra i campioni. Non conosiciamo molto di questa storia. Sappiamo però che Schwazer ha agito contro se stesso, moralmente oltre che nella sostanza. “Quando atleti, anche nella marcia, non hanno talento e fanno uso del doping questo mi fa incazzare. L’unica scorrettezza nello sport è chi usa sostanze dopanti. Ho sempre disprezzato chi si dopa. Bisogna fare sport con la convinzione che anche senza doping si vince”. Così parlava fino a un paio di anni fa. Cosa sia cambiato nel frattempo non è dato sapere. Schwazer ha ammesso le proprie colpe e per il momento non ha coinvolto terze persone. Presto chiarirà la sua posizione (più che probabile per lui una squalifica). Il resto sono chiacchiere.

F. G.

 

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