Mostra del cinema di Venezia. Diario del quinto giorno
Oggi è il gran giorno al festival di Venezia. Il film più atteso in mattinata è passato in concorso, ovviamente si sta parlando di To the wonder di Terrence Malick. Dopo una ventennale assenza dagli schermi il regista texano ha dato al via a una inaspettata prolifica stagione cinematografica, così dopo la palma d’oro The Tree of life ecco la sua nuova fatica in concorso al lido. La storia, se di storia si può parlare in una pellicola di Malick, ruota attorno alle vicende sentimentali di quattro personaggi Ben Affleck, Olga Kurylenko, Rachele McAdams e Javier Bardem. Film difficile a partire da un polilinguismo esasperato e di cui, qui, non verrà dato giudizio lasciando ai posteri l’ardua sentenza.
Nella stessa mattina è stato proiettato fuori concorso Den skaldede frisør (Love is all you need ) della pluripremiata regista danese Susanne Bier, che questa volta abbandona le plumbee atmosfere scandinave per ritagliarsi un posto al sole a Sorrento. Una commedia romantica decisamente inattesa, dati i precedenti, che però si incaglia su una rappresentazione kitch dell’Italia (ci toccano anche I Ricchi e Poveri) e uno svolgimento della trama banale e inconsistente. Unico tocco di vera classe sono le due interpretazioni principali, ma mentre risultava scontato per Trine Dyrholm (Festen, In un mondo migliore) , sicuramente sorprendente è quella di Pierce Brosnan, che dona al personaggio vero charme ed eleganza.
Per la sezione Orizzonti è passato il film Boxing day del polivalente Bernard Rose, il quale passa con agevolezza dall’horror puro (Candyman. Terrore dietro lo specchio) a i classici della letteratura russa (Anna Karenina). A quest’ultimo genere appartiene questa opera, essendo tratta da Servo e Padrone di Lev Tolstoy. Il regista sposta l’azione tra le montagne rocciose durante la crisi dei mutui subprime, e fa incarnare i due archetipi di Tolstoy a un agente immobiliare senza scrupoli e un autista mortificato dalla vita. Pregevole pellicola d’autore.
Infine per la Settimana Internazionale della Critica troviamo un film turco: Küf ( Mold ) del regista esordiente Alí Aydin. Film ostico per palati veramente raffinati. Narra, con ritmi dilatatissimi, l’ attesa di un padre che non ha più notizie del figlio da diciotto anni. La pellicola attinge ad uno dei momenti più bui della storia della Turchia, tracciando un’immagine di un paese che deve fare ancora i conti con l’eredità del proprio passato, e trovare una sua via tra Europa ed Oriente, tra l’impero che è stato e la repubblica democratica che è.
Mentre per la sera si prepara un esodo dalle sale cinematografiche ai pub con televisioni, causa seconda giornata di campionato, il festival accoglierà due veri e propri registi cult: Kitano Takeshi e i suoi Yakuza e Olivieri Assayas e i suoi sognatori del maggio francese, ma per questo ed altro ci sarà la sesta puntata del diario veneziano.