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Allo stadio con gli striscioni “registrati”

di Mirko Spadoni

Varcate i cancelli degli stadi con garbo, documento d’identità e biglietto a portata di mano. Si tratta di buona educazione e di rispetto delle regole. E se portate con voi uno striscione, badate bene: è necessario iscriverlo all’albo.
Ebbene sì, secondo quanto prevedono le nuove normative, per poter esporre il proprio striscione sia in casa che in trasferta, sarà obbligatorio chiedere all’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive la registrazione dello stesso all’albo, appositamente costituito e pubblicato online.
In via ufficiale, informa il ministero dell’Interno, l’albo servirà per eliminare le lungaggini burocratiche attuali. Infatti, dopo la morte dell’ispettore Raciti, disposizioni in materia di striscioni erano già state introdotte: per esporli in trasferta serviva l’autorizzazione della Questura della città ospitante.
Ora toccherà vedere in quanti, tra le tifoserie organizzate, si atterranno alle nuove disposizioni. In quanti, pur di esporre i propri striscioni, chiederanno l’autorizzazione alle forze dell’Ordine. Compromesso inaccettabile per chi vive la mentalità ultras da integralista. E il rischio è proprio questo, l’albo servirà solamente per schedare gli striscioni dei gruppi meno intransigenti. Mentre gli altri, forse, preferiranno ripiegare i propri stendardi pur continuando ad andare allo stadio.
Striscioni e permessi vari a parte. L’osservatorio del Viminale ha reso noto i risultati conseguiti negli ultimi anni: le partite con incidenti sono diminuite da 208 del campionato 2005-2006 a 107 dello scorso campionato. I feriti tra le forze dell’ordine sono passati da 510 a 66, i tifosi feriti erano 206 nel 2005-2006 sono oggi 123. Le persone denunciate sono state in questi anni 887, oltre 4.700 quelle sottoposte a Daspo, e cioè al divieto di accedere a manifestazioni sportive. Decisamente un buon risultato per il Viminale. Tuttavia potrebbe considerarsi discutibile il metodo con il quale è stato raggiunto.
Più che educare al rispetto dell’avversario, si è cercato di rendere impossibile agli ultras, ma poi di riflesso anche alla gente comune, di andare allo stadio. Le pratiche burocratiche richieste per comprare un biglietto o per ottenere la tessera del tifoso, necessaria per sottoscrivere un abbonamento, hanno scoraggiato anche i più volenterosi.
Perché scomodarsi, documento alla mano, andando a comprare il biglietto al botteghino, quando le Tv a pagamento offrono tutto lo “spettacolo del calcio” a pochi euro al mese?
Il costo del biglietto, anche il più popolare, non è assolutamente competitivo con l’offerta delle piattaforme pay per view. Per non parlare poi degli stadi italiani. Strutture fatiscenti che non invogliano il tifoso a seguire la propria squadra dal vivo. Ma al momento, alle società sembra andare bene così. Le Tv a pagamento garantiscono maggiori guadagni rispetto alla vendita di biglietti e abbonamenti. E anche se le gradinate sono pressoché deserte, non fa niente. Poco importa.
Un giorno, forse, la gente tornerà numerosa sugli spalti. Quando gli stadi saranno più accoglienti e lo spettacolo varrà il prezzo del biglietto.

 

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