Libia, la reazione degli Stati Uniti. Ambasciate Usa prese d’assalto in Egitto e Yemen
Gli Stati Uniti reagiscono all’attacco condotto contro la propria ambasciata a Bengasi, costato la vita al diplomatico statunitense Chris Stevens ed ad altri tre componenti dello staff diplomatico. Le dichiarazioni rilasciate mercoledì dal presidente Barack Obama, che ribadivano l’intenzione degli Stati Uniti di continuare a rifiutare qualsiasi tentativo “di denigrare i credi degli altri popoli”, ma allo stesso tempo di non voler giustificare quanto accaduto a Bengasi, sono state seguite dall’invio in Libia di una squadra speciale del corpo dei marines, specializzata nel contrastare le attività terroristiche e composto da 200 unità, di cui 50 saranno stanziati solo nella capitale, Tripoli.
Oltre ai marines, Washington ha deciso di inviare anche due cacciatorpediniere che dovranno presidiare le coste libiche.
“Non commetteremo errori, lavoreremo con il governo libico per consegnare alla giustizia gli assassini che hanno attaccato il nostro popolo”, ha dichiarato il presidente Obama ordinando di incrementare le misure di sicurezza nelle sedi diplomatiche statunitensi di tutto il mondo.
Nel frattempo, il segretario di Stato, Hillary Clinton, ha criticato duramente il film che, secondo molti sarebbe all’origine delle proteste davanti alle ambasciate statunitensi in Libia, Egitto, Marocco, Sudan, Tunisia e Yemen da parte dei fedeli musulmani, definendolo “disgustoso e riprovevole”.
Intanto, l’ipotesi secondo cui l’attacco all’ambasciata di Bengasi sia stato preparato con largo anticipo da al Qaeda e che il film Innocence of Muslims sia solo un pretesto prende sempre più piede.
Intanto però continuano le proteste anti Usa, con le ambasciate statunitensi di Egitto e Yemen prese d’assalto.